Francesco, ma che bella impresa!
di RENZO COCCO
A Verona una tappa dell’Economy che propone un nuovo modello economico
di RENZO COCCO
Roma, maggio 2019: papa Francesco indirizza una accorata lettera ai giovani di tutti i continenti impegnati nelle facoltà universitarie di economia, nel mondo delle imprese e della finanza invitandoli “a studiare e praticare una economia diversa, quella che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non depreda”.
Assisi, settembre 2022: mille giovani provenienti da oltre 100 Paesi si ritrovano per fare il punto di quanto realizzato e per tracciare le future linee di sviluppo dell’Economia di Francesco. Nell’occasione, alla presenza del Papa, sottoscrivono un Patto volto a costruire un nuovo modello economico che abbia come fondamento la centralità dell’uomo e la salvaguardia del creato, impegnandosi a tradurre “gli ideali, i desideri, i valori in opere concrete”.
Verona, fine maggio 2023: organizzato dalla Fondazione G. Toniolo, dalla Diocesi e dal Gruppo Intrapresa formato da giovani imprenditori, manager e professionisti veronesi che da anni sono impegnati nell’economia civile, si tiene in Fiera un forum che vuole raccogliere non soltanto le riflessioni degli studiosi, ma anche le testimonianze di chi ha già messo in pratica l’economia di Francesco. L’incontro veronese è la terza tappa di un percorso di visione e di realizzazione di quanto chiesto da papa Francesco.
«L’obiettivo –ha sottolineato nell’aprire i lavori don Renzo Beghini, presidente di Fondazione Toniolo e anima dell’iniziativa, è quello di dare continuità e concretezza agli impegni assunti ad Assisi mostrando come sia possibile realizzare un paradigma economico diverso da quello liberista, che ponga al centro dell’impresa la persona nella sua integralità; il profitto non come fine ma piuttosto come strumento di crescita a servizio dell’azienda e della comunità; la salvaguardia dell’eco-sistema. Il tutto in nome del bene comune che viene prima di ogni personale utilità».
La folta platea (che ha visto la significativa presenza dei giovani, compreso un nutrito gruppo di studenti dell’Università Cattolica) ha ascoltato con attenzione i vari interventi che si sono succeduti nella due giorni di lavori. Maria Teresa Bellucci, viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali, ha illustrato l’impegno del governo per contrastare, con adeguate azioni di intervento, fenomeni gravi che stanno compromettendo il futuro, non soltanto economico, degli italiani: la crisi demografica; l’invecchiamento della popolazione; la difficoltà di far incontrare domanda e offerta di lavoro; la crescente povertà che colpisce strati sempre più ampi di anziani e di persone deboli.
È toccato poi al prof. Stefano Zamagni (il più autorevole studioso di economia civile) e alla prof.ssa Elena Beccalli (preside della Facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative dell’Università Cattolica) di illustrare i contenuti della “nuova economia” che nasce sulle ceneri del fallimento del modello capitalistico, che non è riuscito a tenere unite le dimensioni economica, sociale e ambientale. La scelta è stata quella di massimizzare la crescita senza fine e dunque il profitto, sacrificando le altre due realtà che hanno subìto una vera e propria depredazione. Il risultato è stato l’accelerato cambiamento climatico, con le devastanti conseguente che sono sotto gli occhi di tutti.
L’economia di Francesco, al contrario, si fonda sul rispetto di queste tre sfere che in termini economici possono essere declinate come armonico rapporto tra Stato, mercato e società civile. «Oggi – ha concluso Zamagni – dobbiamo riprendere gli insegnamenti del poverello di Assisi per dare vita a una economia generativa a servizio di tutti gli uomini». Dal canto suo la prof.ssa Beccalli, dopo aver evidenziato le aporie dell’economia liberista, si è soffermata sulle nuove correnti di pensiero economico che hanno adottato finalmente una visione olistica della realtà, consentendo di dar vita a una economia più legata al rispetto e ai bisogni veri delle persone. Con riferimento al sistema bancario e finanziario, ha rilevato che questi due settori, fondamentali nelle attività umane, dovrebbero tornare a essere, come lo erano un tempo, strumenti a servizio dell’economia reale, privilegiando (come stanno facendo le banche locali di comunità) il rapporto di relazione e di vicinanza con le imprese.
«Stiamo comprendendo – ha concluso la prof.ssa Beccalli – che le cattive teorie hanno distrutto le buone pratiche. Ora dobbiamo tornare ad avere buone teorie per promuovere buone pratiche. La proposta di papa Francesco va in questa direzione». La scaletta degli interventi ha visto anche la testimonianza di Italo Sandrini, assessore comunale al Terzo settore che ha evidenziato come il patto proposto da papa Francesco ai giovani sia stato sottoscritto fin da subito dal Comune di Verona; e dell’avv. Carlo Fratta Pasini, che si è soffermato, dopo una vita dedicata alla banca e alla finanza, sul suo impegno di presidente della Fondazione Policlinico A. Gemelli di Roma.
Il vescovo Domenico, pur lontano da Verona per le esequie del papà, non ha voluto far mancare una breve riflessione conclusiva che ha condensato in tre termini: persona, lavoro, connessione. “L’economia per essere a servizio dell’uomo – ha sottolineato – deve riconoscere la centralità della persona e del lavoro, che vale più del capitale e del profitto. In questa visione trova spazio l’attività propulsiva che connette le diverse dimensioni in una visione unitaria di bene comune”.
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