La corsa negli ospedali... e il sospiro di sollievo della case di riposo
Arrivano alla spicciolata. Salgono le scale dell’ospedale Fracastoro di San Bonifacio, si guardano intorno, qualcuno chiede: «Per il vaccino, di qua?»
Arrivano alla spicciolata. Salgono le scale dell’ospedale Fracastoro di San Bonifacio, si guardano intorno, qualcuno chiede: «Per il vaccino, di qua?». Al secondo piano, la sala d’attesa dei poliambulatori è stata riconvertita all’accettazione di chi deve sottoporsi al vaccino anti-Covid. Si arriva con una prenotazione, per evitare assembramenti. Ci si annuncia al bancone centrale e si attende di essere chiamati. Poi si entra in uno dei quattro ambulatori, per l’anamnesi: un medico, dietro a un computer, rivolge tutte le domande del caso, per rilevare eventuali elementi critici. È la fase più lunga della procedura, che porta via cinque minuti. Se è tutto ok ci si sposta dall’infermiera, che con una siringa inocula il vaccino Pfizer-Biontech, preparato nella farmacia dell’ospedale. Quindi si resta in osservazione per venti minuti; si esce con in tasca l’appuntamento per la seconda dose, 21 giorni più tardi, che garantirà l’immunizzazione.
Il Fracastoro è uno dei tre punti vaccinali dell’Ulss 9, insieme al Mater Salutis di Legnago e al Magalini di Villafranca (quest’ultimo, per ora, attivo solo nei fine settimana). I primi a ricevere il vaccino sono stati gli operatori sanitari degli ospedali, in prima linea contro il Covid-19: medici, infermieri, oss, ma pure addetti alle pulizie e personale degli sportelli. Nei giorni scorsi hanno iniziato ad accedere alle preziose dosi pure i medici di base, quelli della continuità assistenziale (ex guardia medica) e chi presta assistenza domiciliare; iniziate anche le attese vaccinazioni nelle strutture residenziali
L'articolo completo sul numero del 17 gennaio 2021
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento