Il bene fatto bene si misura così
di ADRIANA VALLISARI
Il “Bilancio etico sociale” di Adoa, realizzato con un anno di anticipo sulla riforma del Terzo settore, dà rilievo anche al capitale spirituale degli enti
di ADRIANA VALLISARI
Ci sono i numeri, nudi e crudi, e poi altri indicatori che solitamente sfuggono alle rendicontazioni, ma che non sono neutrali. Come il capitale spirituale: un patrimonio immateriale, eppure di altissimo valore, che merita di essere valorizzato.
Ci ha provato, riuscendoci, l’Associazione diocesana opere assistenziali di Verona (Adoa), realtà nata nel 2000 e da ormai tre anni impegnata su tale fronte grazie a un accordo di studio sottoscritto col Dipartimento di Economia aziendale dell’Università di Verona. Pur non avendo l’obbligo normativo di presentare un bilancio etico-sociale, Adoa ha voluto percorrere questo cammino, chiudendolo con un anno d’anticipo rispetto ai tempi prospettati dalla riforma del Terzo settore. E diventando così un modello per altre realtà, persino fuori Verona. Ecco perché il webinar di presentazione ha avuto una risonanza nazionale, ottenendo il patrocinio dell’Ufficio nazionale di Pastorale della salute della Cei e la collaborazione del Centro studi per enti ecclesiastici dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
«Crediamo che sia nostro compito trovare tutti i modi possibili per contrastare la “cultura dello scarto” ed evidenziare sistemi di cura orientati su valori come la fiducia, la dignità, la corresponsabilità per la vita e il benessere delle persone: questo strumento è un’azione concreta per dimostrare tutto il nostro impegno», ha sottolineato in apertura mons. Roberto Campostrini, presidente di Adoa.
Il “Bilancio etico sociale” entra nel dettaglio di 11 dei 36 enti associati. Realtà diverse fra loro, accomunate però dalle stesse origini cristiane. Hanno infatti aderito in modo volontario le Fondazioni Pia Opera Ciccarelli, Villa Serena, Gobetti e Alessandro Marangoni, la Residenza San Giuseppe, le Piccole fraternità della Lessinia, di Porto di Legnago e di Isola della Scala, le Figlie della carità canossiane, l’associazione “La nostra casa onlus” e la cooperativa sociale Santa Maddalena di Canossa onlus; altre si aggiungeranno a breve.
«Troppo spesso i nostri enti rischiano di essere schiacciati sulla quotidianità e sui problemi da risolvere: questa è un’opportunità per renderci più consapevoli di ciò che facciamo, riconoscendo il nostro impatto sulla società», ha rimarcato Tomas Chiaramonte, segretario di Adoa, ricordando anche la nascita del marchio europeo “Adoa ethical social report”.
La rigorosa metodologia di stesura è stata elogiata dal prof. Federico Brunetti, capo del Dipartimento di Economia aziendale dell’Università di Verona. I contenuti sono stati invece illustrati dal prof. Giorgio Mion, docente di Economia aziendale e direttore scientifico dei bilanci Adoa. «Il Terzo settore tradizionalmente sostiene che non c’è bisogno di raccontarsi troppo, perché basta fare cose buone – ha detto –. Al contrario, è importante comunicarle: stendere un bilancio sociale significa conoscere meglio sé stessi, riflettere sulle strategie adottate e coinvolgere utenti, familiari, operatori, volontari e, in modo più ampio, tutti gli interlocutori del territorio, dagli enti locali ai donatori, valorizzando la rete che sta attorno al processo di cura». Senza dimenticare la promozione del carisma originario. «Lì sta la linfa di queste organizzazioni: ecco perché l’abbiamo inserito nell’analisi, insieme alle dimensioni umana, economica, relazionale e ambientale».
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