Dopo la destra, la sinistra: al centro si apre una prateria
La situazione fluida della politica italiana, dopo la crisi voluta (e poi subita) da Matteo Salvini
La formula è trita ma necessaria: nel momento in cui scriviamo queste righe non ci è ancora dato sapere se nascerà o meno un governo tra il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico. Stanno trattando (ovviamente di posti e incarichi, sul programma basterà qualche ora) in modo strenuo. Ma ci sentiamo di fare una scommessa: puntiamo tutti i nostri soldi e pure una parte dei vostri sul buon esito della trattativa. Perché, in caso contrario, sarebbero quasi certamente elezioni anticipate. E il motto nei palazzi romani è univoco: Dio ce ne scampi!
Non ci resta che fare due cose: sperare che il futuro governo giallo-rosso sia il più possibile riempito da persone che sappiano leggere e pure scrivere, invertendo un andazzo secondo il quale più uno è incompetente e più fa carriera politica; esaminare cos’è successo finora.
Riassumendo: il leader della Lega, Matteo Salvini, inebriato da sondaggi che lo vedevano ormai lanciato nell’empireo, soffre sempre di più le divergenze con l’alleato M5S, chiede “pieni poteri” o il voto anticipato, sfiducia in pieno agosto il governo guidato da Giuseppe Conte. Ecco, Salvini commette un errore che per un italiano è madornale: fa la fesseria di non immaginare che possa nascere in Parlamento una nuova maggioranza atta a mandarlo all’opposizione per tempi più o meno lunghi, e per far durare la legislatura il più possibile.
“Chi poteva immaginare che...” è una frase che nessun politico italiano può permettersi nemmeno di pensare: dimostra un tuo limite notevole. E Salvini sta pagando il conto non solo della sua voglia di potere, ma pure di una serie di successive mosse una più scalcagnata dell’altra: come presentare una mozione di sfiducia contro Conte e poi ritirarla; rompere coi 5 Stelle per poi proporre una nuova alleanza con loro; fare dichiarazioni di fuoco che tra l’altro gli inimicheranno i principali leader europei da qui in avanti.
Come dice il filosofo emiliano Pier Luigi Bersani, «non si può rimettere il dentifricio dentro il tubetto»; quindi la situazione – al netto di qualche mattana dei 5 Stelle – prevede un finto programma politico di cose urgentissime da fare (il taglio dei parlamentari, che come tutti sappiamo è il problema numero uno dell’umanità; la sterilizzazione dell’aumento dell’iva, diventata impresa epica da vincere a tutti i costi); un po’ di normale amministrazione finanziaria; un recupero del ruolo italiano nell’Unione Europea; un’abbondante serie di nomine. Infine, ma soprattutto, una nuova legge elettorale perché con l’attuale (voluta dal Pd!) il centrodestra vincerà le prossime elezioni senza nemmeno fare campagna elettorale. Il trucco è: tagliare i parlamentari; ridisegnare i collegi elettorali; cambiare quindi le regole del voto.
Ad un passo dalla presa del Palazzo, Salvini si ritrova sul bordo del burrone e lì ci si è messo da sé. Può solo sperare che un’alleanza tra opposti come Pd e M5S crolli il prima possibile (o abortisca prima ancora di nascere). Attenzione: sarà un governo di sinistra e nemmeno troppo soft, dopo un governo di destra nemmeno troppo soft. Gli spazi al centro stanno diventando praterie e c’è chi sta lavorando per occuparli, partendo da destra (Urbano Cairo) come da sinistra (Carlo Calenda, Matteo Renzi). La scommessa di questi è che, dopo tanti numeri da circo e troppi nani e ballerine al posto sbagliato, gli italiani cerchino qualcosa di “normale”.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento