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Beni assicurati, beni tutelati

Una polizza nazionale a salvaguardia del patrimonio edile delle parrocchie. Innovativa convenzione della Cei con l'Istituto assicurativo veronese che ha una business unit specifica per i beni ecclesiastici

Parole chiave: Assicurazioni (1), Cattolica (5), Parrocchie (65), Cei (19)
Beni assicurati, beni tutelati

Nuova convenzione per le opere parrocchiali mediante un innovativo accordo fra la Conferenza episcopale italiana e Cattolica assicurazioni che è stato costruito mediante la collaborazione dell'istituto assicurativo veronese con gli uffici tecnici della Curia. Un passo in avanti per la tutela del patrimonio della Chiesa.

Una copertura assicurativa per i beni della Chiesa
Ecco cosa prevede l’innovativo accordo fra Cei e Cattolica

È nata in riva all’Adige ed è stata studiata per essere “esportata” in tutta Italia. Con l’obiettivo di tutelare l’inestimabile patrimonio artistico, religioso e sociale delle oltre 25mila parrocchie italiane. La polizza unica contro i rischi di calamità naturale è una novità perfezionata da Cattolica Assicurazioni, estesa di recente a tutto lo stivale grazie a un accordo con la Cei, la Conferenza episcopale italiana.
D’ora in poi, le parrocchie delle 226 diocesi italiane avranno l’opportunità di scegliere una copertura assicurativa tagliata su misura e applicata in modo omogeneo sul territorio. Si tratta di uno strumento che garantirà una difesa dai rischi legati a terremoti, alluvioni e inondazioni. Eventi catastrofici straordinari, ma purtroppo non così remoti, dal momento che viviamo in un Paese a medio-alto rischio sismico e idrogeologico.
Senza andare troppo indietro con la memoria, tutti ricordano i danni causati dal sisma del 30 ottobre 2016. Uno dei momenti peggiori dei tre mesi di ripetute scosse, iniziate il 24 agosto, con vittime e crolli massicci in tutto il Centro Italia. Sul fronte degli edifici di culto, il simbolo di queste ferite fu la basilica di San Benedetto a Norcia (Perugia), gravemente danneggiata. Già colpita in precedenza, nel 1997, non resse alla forza distruttiva del più recente sisma di magnitudo 6.5, il peggiore dopo quello dell’Irpinia del 23 novembre 1980.
Così, dopo il terribile sciame sismico, dell’edificio eretto nel XIII secolo in stile romanico-gotico rimase gran poco. Triste la conta delle macerie: collassata sulla chiesa metà della torre campanaria, caduta la copertura quasi per intero, distrutti il muro perimetrale della navata e il portico laterale. A due anni di distanza, nonostante l’annuncio di un concorso internazionale per la progettazione del restauro, il cantiere per la ricostruzione è ancora fermo. E la chiesa resta prigioniera delle impalcature. Così come rimangono tuttora inagibili un terzo delle chiese danneggiate in Umbria e nelle Marche, dopo quello stesso terremoto.
Il caso della basilica di San Benedetto per certi versi ha dato un impulso al settore assicurativo, che si è mobilitato per affinare un contratto all’avanguardia, capace di proteggere con un unico ombrello diverse situazioni di rischio.
La prima compagnia ad arrivare a proporre e adottare uno schema nazionale è stato proprio il Gruppo Cattolica Assicurazioni, in virtù di una radicata presenza nel settore degli enti religiosi.
La convenzione siglata da Cattolica e Cei mira ad alleggerire le procedure burocratiche. Va incontro ai parroci, già alle prese con numerose incombenze quotidiane, attraverso uno strumento unico. Ottenendo, in questo modo, una minor dispersione e una maggior efficacia, proporzionale alla semplicità d’uso.
«Questo accordo è frutto della collaborazione tecnica di Cattolica e della consulenza della nostra Diocesi, che ha fatto da modello per il perfezionamento dei dettagli operativi», spiega Marco Bonato, da sette anni direttore dell’Ufficio economato diocesano, dopo una lunga esperienza in un importante gruppo di brokeraggio internazionale.
Gli standard “made in Verona” sono stati poi sviluppati e adeguati per rispondere all’eterogeneità dei beni assicurabili nelle diverse diocesi italiane, individuando le priorità e il perimetro dei rischi. Ponendo tutta l’operazione sotto l’egida della Cei.  
L’eccezionalità? «Finora il mercato assicurativo offriva vari prodotti, adattati di volta in volta alle esigenze delle singole parrocchie: questo strumento unico, invece, è nato in maniera specifica per gli enti ecclesiastici ed è un’ottima polizza rispetto a quello che è lo standard di mercato», valuta Bonato.
Il lungo lavoro per ampliare le clausole e fissare risarcimenti, franchigie e costi è sfociato in quella che gli esperti non esitano a definire una pietra miliare per l’industria assicurativa italiana.
«L’assicurazione, tuttavia, non esonera le realtà ecclesiastiche dal programmare l’ordinaria manutenzione, che è una buona pratica da portare avanti – conclude Bonato –. I complessi parrocchiali sono massicci e, tolti gli eventi eccezionali, spesso i problemi più frequenti riguardano i danni agli impianti elettrici in seguito alla caduta di fulmini».
Adriana Vallisari

In un Paese a rischio si fa poca prevenzione

Non attendere l’emergenza, ma ragionare nell’ottica della prevenzione. Logica che si declina su una significativa parte del patrimonio culturale, quella composta dalle 25.607 parrocchie delle 226 diocesi italiane.
Sulla carta si tratta di un lungo elenco che mette insieme il complesso delle opere edili delle parrocchie (ovvero chiesa, canonica intercomunicante e campanile) che dal 1o di giugno e per il prossimo triennio saranno coperte dai rischi di terremoto, alluvione, inondazione in maniera uniforme e capillare. Nella realtà, ad interessare la sinergia perfezionata dopo alcuni mesi di iter tra la Conferenza episcopale italiana e Cattolica Assicurazioni saranno numerosi luoghi d’arte sparsi per l’intera penisola: strutture che in differente misura racchiudono pareti affrescate da artisti, elementi architettonici sapientemente scolpiti, vere antichità. Beni che sono spesso d’inestimabile valore, difficili da racchiudere in una stima economica, su cui si è soliti intervenire quando le circostanze diventano critiche.    
«Su precisa indicazione della Cei è stata data una copertura omogenea su tutto il territorio nazionale che ha realtà molto diversificate tra loro, diocesi per diocesi e parrocchia per parrocchia», premette Fabrizio Menon, della Business unit enti religiosi e non profit di Cattolica Assicurazioni che ha seguito le varie fasi di stesura dell’accordo. Un progetto intersettoriale che alle competenze acquisite dall’unità dedicata al mondo religioso (con una penetrazione di mercato di oltre il 65%) ha unito quelle di altre aree aziendali.
La copertura ha operatività circoscritta, prosegue, «attua una diversificazione importante tra parrocchia, cattedrale, basilica. Vincolo imposto dalla Conferenza episcopale per salvaguardare edifici che normalmente hanno superfici ampie e in genere sono artisticamente rilevanti. Non è scontato sia così, quindi in un futuro prossimo potremo trovare elementi per valorizzare al meglio ogni specifico caso». L’obiettivo è trovare coperture contro i rischi catastrofali il più possibile “a misura” della varietà del patrimonio artistico. Dall’altra parte, sottolinea, «il mercato italiano sta tentando da anni, affiancato dall’Associazione italiana fra le imprese assicuratrici, di sollecitare le polizze sui fabbricati civili. Questo però non è mai sfociato in una legge».
Altra valenza di rilievo dell’operazione è, rimarca, «che essendo il primo accordo stipulato di questo genere, mette una stima diretta di una compagnia privata nell’indennizzare nel più breve tempo possibile il danneggiato, che in questo caso è la singola parrocchia, con le risorse adeguate per iniziare i lavori necessari». Gli edifici assicurati sono circoscritti ai luoghi di culto, quindi tutte le altre strutture intese come sale parrocchiali, oratori, cinema-teatro sono escluse dalla copertura così come le rettorie e le chiese annesse o secondarie. Anche in ragione di ciò la polizza è compatibile con altre già esistenti.  
Cosa accadrà nella pratica? Sarà la Conferenza episcopale a raccogliere formalmente e a canalizzare le varie denunce raccolte a livello territoriale. In caso di calamità, Cattolica Assicurazioni attiverà fin da subito il suo corpo peritale specializzato per mappare e stimare il danno, tenendo conto dei tempi tecnici per accedere alle zone sinistrate.
«La nostra business unit ha un polo che studia prodotti per il mondo della Chiesa oltre a un polo liquidativo dedicato esclusivamente agli enti religiosi – conclude Menon –: l’esperienza maturata e le sinergie tra le varie direzioni permetteranno di mettere a disposizione rapidamente i fondi utili alla ricostruzione».
Marta Bicego

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