Pensieri di un angelo chiamato Gabriele

L'Annunciazione vista dalla prospettiva del "postino di Dio"

| DI don Luca Albertini

Pensieri di un angelo chiamato Gabriele

Pietro Vannucci (Il Perugino), San Gabriele Arcangelo

Nazareth, un piccolo villaggio di circa un centinaio di persone, se lo attraversi quasi non te ne accorgi. Un gruppetto di case sparse qua e là, a caso. Talmente a caso che sembrano state gettate dal gioco di qualche leggendario gigante passato di lì. Nazareth è piccola, non certo come la vicina città di Sefforis: grande, maestosa, ricca, un brulicare continuo di persone provenienti da ogni dove. Certamente a Nazareth non accadrà mai nulla di importante: un villaggio così piccolo vive soltanto di normalità normale, a volte forse anche un po’ noiosa!
Le vie polverose del paese lasciano intravedere ogni tanto qualche piccola bottega. In realtà sono solo due: un buco di pietre dove un certo Giuseppe lavora il legno e una baracca che sembra reggersi con le stampelle, dove trovi un po' di tutto.
La maggior parte della gente lavora la terra o governa qualche pecorella. Il clima non è poi così male: le piogge non mancano, anche se non abbondano. Così, la mattina presto, appena il sole sbircia e distende come un lenzuolo il suo calore, c’è chi esce e inizia a lavorare la terra, con fatica, spaccando talvolta la crosta dura e raccogliendo i sassi che sembrano piovuti dal cielo. Un fazzoletto di terra, pochi metri dove seminare e attendere. Eh, sì! La gente di Nazareth sa attendere: lavora il terreno, semina e sa che qualcun altro farà crescere e maturare. Anche chi si dedica al gregge sa attendere: di giorno cammina per condurre all’erba fresca e di notte resta sveglio per fare la guardia. Lunghe ore ad attendere lo sbirciare del sole, come una sentinella mai stanca, come una donna che lentamente si accarezza il ventre lievitato dal miracolo della vita, vedendo ciò che sarà, prima ancora che sia.
Poche cose scuotono la normalità noiosa della vita di Nazareth. Ma ce n’è una che quando accade sembra risvegliare il paese, come quando cade un po’ di zucchero e subito appare una moltitudine di formiche. E questa cosa esplosiva è un fidanzamento ufficiale. Non si sa come, ma poco tempo fa il falegname è uscito da quel buco di bottega e si è fidanzato con una certa Maria. E non si sa come Maria si sia fidanzata con un uomo come Giuseppe: forse più ruvido del legno che lavorava! Il mistero dell’amore! L’amore che cambia: è sorpresa, è stupore che timidamente sembra additare qualcosa di più grande, o meglio, fuori dal normale!
L’INCONTRO CON MARIA
E dopo un profondo inchino all’Altissimo, con il cuore che esplode di gioia (anche se effettivamente non ho un cuore), mi precipito verso Nazareth. Ho con me una Parola che Dio mi ha consegnato e che io devo consegnare. Sono il postino di Dio. Mi chiamo Gabriele. E tremo nel tenere a memoria quella Parola. È la Parola che l’umanità attende da sempre. Sarò colui che porta questa Parola e il primo a sentire il sospiro di gioia dell’umanità per l’attesa compiuta.
Ecco, la vedo! Ecco la Galilea, e lì, poco lontano da Sefforis, il piccolo villaggio di Nazareth. E tra quelle case che non sembrano case, ecco dove vive Maria. Io eseguo gli ordini, ma non riuscirò mai a capire perché Dio abbia scelto Nazareth e Maria, un villaggio e una donna sconosciuti. Ma questo è Dio, questo è il suo modo di fare: sceglie ciò che è piccolo agli occhi del mondo per fare cose grandi. Dio è così: riesce ad abitare il piccolo perché in chi si pensa grande Lui si sente stretto.
Ma ecco, ci sono. Ecco le vie di Nazareth. È sera. E così ascolto il suono delle sere di Nazareth: il silenzio che giunge dalle case assonnate, la leggera brezza che sembra avere il timore di farti del male, il crepitio dei fuochi lontani dei pastori. Forse ha ragione Dio: questo è proprio il luogo migliore per annunciare qualcosa di grande. Cammino un poco ed eccomi davanti alla casa di Maria. Un muro di povere pietre che abbraccia una piccola caverna scavata nella roccia. Entro cercando di non fare rumore (anche se in effetti io non posso far rumore). Gioacchino e Anna, i genitori di Maria, dormono sdraiati vicini sopra un letto di paglia. La povertà è di casa, è un ospite stabile e ben accolto. La mia presenza illumina la stanza, e non posso farci nulla perché io sono fatto di luce: forse dovevo venire di giorno, come mi aveva suggerito Dio! Ma qualche libertà potrò pur prendermela!
Maria si volta verso di me e in quell’istante mi scopro illuminato dal suo viso. È davvero bella! La creatura più bella! Sta tessendo un abito bianchissimo e in quel viso che mi rimanda ai lineamenti del Figlio di Dio, scopro un timore che solca alcune rughe sulla fronte. Sono letteralmente paralizzato (non so come, visto che non ho corpo!), mi sembra di non riuscire a dire nulla. Poi respiro profondamente, trattengo il fiato, cerco di ricordare la Parola che Dio mi ha consegnato... e poi... lascio uscire il respiro che porta con sé una Parola infinitamente grande: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te. Non temere, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo».
LA RISPOSTA DI MARIA
Il turbamento non riesce a cedere il passo alla meraviglia. Maria rimane immobile a fissarmi. Immagino che stia ripetendo nel suo cuore tutte le parole che le ho riferito. Rimango in silenzio anch’io. Penso a tutte le paure e ai dubbi che stanno rincorrendosi nella sua mente: “Che cosa significa tutto questo? Perché Dio avrebbe scelto me per una cosa così grande? Cosa dirà Giuseppe e cosa diranno le persone del paese? Che vuol dire che sarò la madre dell’Altissimo? Come è possibile?”.
Maria lascia cadere l’abito che stava cucendo e abbassa il capo: non è il gesto di chi si dispera o di chi si accuccia impaurito come un cane. No, c’è molto di più! Maria china il capo e prega. Posso sentire il sibilo della sua voce che ripete a memoria dei passi della Bibbia: “Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele... La vergine concepirà un figlio... si chiamerà... Dio con noi”.
Poi Maria alza il capo e mi fissa profondamente. Il tempo sembra rimanere sospeso, tutto appare immobile. La proposta ha raggiunto il suo cuore: “è chiamata ad essere la madre del Figlio di Dio che viene nel mondo”. Chi non tremerebbe davanti a una tale proposta? La gran parte degli uomini ha paura delle proposte di Dio e perciò preferisce non pensare a Dio. Così finisce per vivere una vita a metà, fatta di qualche soddisfazione, di qualche piccolo piacere, ma niente a che vedere con ciò che Dio propone e desidera per ogni uomo e donna di questa storia. Io Gabriele, postino di Dio, so per certo che il Signore Dio Onnipotente ha un solo desiderio nel cuore: che ogni suo figlio e figlia qui sulla terra sia felice e abbia una vita pienissima! Ma perché l’uomo pensa di fare meglio senza Dio?
E mentre sto pensando a queste cose, all’improvviso ascolto la voce di Maria: «Eccomi». A quella voce mi illumino ancora di più. La guardo stupito e lei ripete: «Eccomi, avvenga per me secondo la tua Parola». Mi guarda e sorride. Capisco che tutti i pensieri e le paure non hanno abbandonato Maria. Ma si è completamente affidata a Dio. Si è consegnata a Dio con tutto il suo cuore.
Lascio Maria, lascio Nazareth. Riprendo la via del cielo con la gioia nel cuore. Quando l’uomo dice di Sì a Dio, come ha fatto Maria, avvengono sempre “grandi cose”.

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