Non conta la quantità di fede ma la sua qualità: che sia viva, creativa e attiva

October 3, 2025

| DI Lorenza Ferrari

Non conta la quantità di fede ma la sua qualità: che sia viva, creativa e attiva
Luca 17,5-10
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Il testo evangelico di questa domenica contiene due affermazioni rilevanti di Gesù: la prima riguarda la fede ed è la risposta ad una richiesta avanzata dagli Apostoli; la seconda, riportata dall’evangelista Luca in forma di breve parabola, è incentrata sullo svolgimento dei compiti dei “servi inutili”. Il contesto in cui il Nazareno si esprime è quello del lungo cammino verso Gerusalemme in cui Egli chiarisce come per l’entrata nel Regno sia necessario seguire alcune condizioni. L’ultima di esse, probabilmente quella determinante, riguarda la fede. 
A porre la questione sono i Dodici che si rivolgono al Maestro chiedendo: «Accresci in noi la fede» (Lc 17,6). Poco prima Gesù aveva parlato dell’inevitabile possibilità di scandali anche all’interno del contesto comunitario, della necessità di provare a correggere colui che pecca e della disponibilità al perdono; i discepoli, quindi, sentono il bisogno di aumentare la loro fede per reggere il peso della fatica della vita di comunione e della costanza dell’essere strumenti di misericordia. In questa occasione gli Apostoli danno prova di intelligenza e sapienza perché, una volta messi di fronte all’eventualità non remota che la vita comunitaria possa presentare delle criticità e degli ostacoli, chiedono a Gesù una fede più grande e forte. Essi, agendo in una modalità che ad alcuni potrebbe apparire paradossale, per riuscire a far fronte a questioni relazionali e a problematiche di vita concrete, umane e quotidiane chiedono ciò che considerano essenziale e fondante: la fede. Nel momento in cui porgono questa richiesta al Nazareno i Dodici dimostrano, inoltre, di aver compreso come la fede sia un dono che scaturisce da Dio, che essa ha un suo dinamismo particolare e necessita di essere alimentata, sostenuta, motivata costantemente.
La domanda dei Dodici, però, potrebbe trarre in inganno. La richiesta di aumentare la fede potrebbe, infatti, essere letta come un desiderio di accrescerne la quantità. Il Nazareno per fugare ogni dubbio riporta la questione nella giusta luce e con le sue parole attesta che la fede non è misurabile per quantità, ma ciò che fa la differenza è la sua qualità. Non è necessario possedere alcuna eccedenza di fede, ma è essenziale vivere una fede convinta nel Signore a cui nulla è impossibile. L’immagine del granello di senape è emblematica nel mostrare come anche partendo da ciò che è minimo, piccolissimo è possibile ottenere qualcosa di incredibile. La forza che deriva da Dio va a sostenere la debolezza umana, quella che porta alla presunzione di avere tutto sotto controllo, all’illusione di poter contare solo sulle proprie forze, al sentirsi al centro dell’universo. 
Si coglie quindi il senso delle affermazioni successive di Gesù: il breve racconto che narra la vicenda del padrone e dei servi mette in luce come ciascuno sia chiamato a svolgere il suo ruolo senza avanzare pretese. Il desiderio, più o meno celato, di un apostolo di vedersi premiato per aver compiuto esattamente la volontà del Signore nasconde la convinzione che l’ingresso nel Regno sia qualcosa che si può meritare in virtù di ciò che si fa o si omette. L’operato di quanti si mettono a servizio della comunità non è né vano né inutile, ma al contempo non è una garanzia certa dell’ottenimento della salvezza. Chi sceglie di mettersi alla sequela di Gesù è chiamato a vestirsi di umiltà, ad agire in modo tale da valorizzare la signoria del Nazareno, senza mai oscurarla. L’autorità che viene riconosciuta ai discepoli nasce, infatti, dalla loro capacità di rendersi docili alla volontà del Signore.
Il brano evangelico di questa domenica invita tutti a non temere di avere una fede piccola e insignificante e a fare attenzione affinché questa fede resti viva, creativa, attiva.  La consapevolezza di agire da servi permette di riportare tutto ciò che si fa a Dio, origine e fonte della fede e della salvezza per l’uomo.

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