La preghiera predispone lo spazio all’agire divino

«E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui?»

October 16, 2025

| DI Lorenza Ferrari

La preghiera predispone lo spazio all’agire divino
Luca 18,1-8
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Il brano evangelico di questa domenica presenta una delle parabole di Gesù sulla preghiera. Ad introdurre il racconto del giudice ingiusto e della vedova insistente c’è un commento di Luca, l’autore, che spiega quanto si sta per ascoltare: il Nazareno racconta ai discepoli questa parabola per sottolineare la necessità di pregare sempre, senza lasciarsi vincere dalla stanchezza (Lc 18,1). Già in precedenza Gesù aveva affrontato il tema della preghiera consegnando ai Dodici il Padre Nostro (Lc 11,1-4) oppure evidenziando l’insistenza nel pregare chiedendo e bussando presso Dio che concede lo Spirito Santo (Lc 11,5-13).
La parabola si apre presentando i due protagonisti: un giudice privo di timore nei confronti di Dio e di attenzione nei confronti delle persone, e una vedova che chiede che le sia fatta giustizia. La donna vive una delle condizioni che la porta ad essere priva di difesa, esposta a soprusi, debole e dipendente da altri. Dal testo si intuisce che ella chiede protezione e tutela in sede giudiziaria nei confronti di un suo avversario, ma il giudice preposto non sembra avere alcuna intenzione di ascoltare la sua richiesta. Colui che dovrebbe fare giustizia resta indifferente di fronte al perpetrarsi dell’ingiustizia. Non potendo contare su appoggi economici o relazioni influenti, la donna decide, quindi, di fare ricorso a ciò che possiede: la sua perseveranza e la tenacia nel chiedere insistentemente di essere esaudita. Il giudice ingiusto, che mai avrebbe pensato di prendere una decisione per dirimere la questione presentata dalla vedova, si trova pertanto ad essere sollecitato frequentemente e, non volendo esporsi al rischio di essere tormentato ulteriormente, esaudisce la richiesta della donna. 
Il Nazareno chiude il racconto spiegando che se un simile uomo di legge iniquo e incurante, a causa dell’insistenza della vedova, finisce per esprimere la sua sentenza, tanto più Dio, che è il giusto per eccellenza, non tarderà ad ascoltare le suppliche che salgono a Lui da parte del suo popolo. Queste parole sono rivolte alla comunità di Luca, ma ben si attagliano anche alle situazioni vissute al giorno d’oggi dai credenti. In mezzo a continue situazioni di ingiustizie, di prevaricazioni, di abusi, di sofferenze, nonostante le preghiere e le grida di supplica che salgono a Dio, il timore che nulla possa cambiare e che il Signore non voglia intervenire a tutela delle vittime e dei più deboli si fa strada anche tra i credenti più convinti. Il compito del credente di confidare e attendere il giudizio e l’intervento di Dio appare arduo di fronte ad un tempo in cui le ferite sembrano non rimarginarsi mai e il dolore pare moltiplicarsi. Rimanere fedeli mentre si resta in attesa di un intervento divino in alcuni momenti si rivela un compito arduo sebbene ogni credente sappia che il tempo divino è ben diverso dal tempo dell’uomo. A volte, infatti, la consapevolezza che la storia è nelle mani del Signore pare vacillare.
La vedova della parabola diviene esempio di colei che non si lascia prendere dallo sconforto di fronte ai silenzi, alle mancate risposte, all’indifferenza con cui viene accolta la sua richiesta. Ella si mostra una donna tenace, caparbia nel portare avanti la sua domanda di giustizia, insistente e convinta di meritare ascolto e giustizia. Questa donna non teme il male e la sofferenza che sta vivendo, li affronta a testa alta richiamando a sé tutta la forza di cui è capace, senza cedimenti e senza lasciarsi vincere dallo sconforto. La vedova della parabola non abbandona la sua posizione e resta caparbiamente a portare avanti le sue richieste. Il suo insistere alimenta e sostiene la sua fede nel Signore e nel suo intervento.
Chi abbandona la preghiera a poco a poco probabilmente abbandonerà anche la fede. Lo scorrere del tempo può divenire il banco di prova per il credente che si trova a confrontarsi con l’attesa di un tempo che non conosce ma in cui asserisce di credere. 
Pregare con costanza significa instaurare una relazione quotidiana con Dio compiendo un’azione controcorrente: mentre si prega, infatti, sembra di non fare nulla, di non essere produttivi, di rassegnarsi all’inutilità, mentre si sta predisponendo il luogo e il momento in cui il Signore può agire in noi o può fare di noi qualcosa realmente di significativo.

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