Il brano evangelico di questa domenica riunisce sentenze, detti e parabole che Gesù rivolge ai suoi discepoli. Tali affermazioni vengono fatte dal Nazareno durante il cammino verso Gerusalemme. Egli sa che nella Città santa lo attende ostile la gerarchia religiosa dei Giudei, ed è consapevole pure della progressiva disaffezione che la gente prova verso di Lui: il suo modo di manifestarsi Messia è fonte di grande delusione poiché non fa dell’imposizione del potere il suo baluardo. La sensazione che ci si stia preparando ad un fallimento della missione sembra sempre più evidente.
In una simile situazione le prime parole proferite da Gesù assumono grande rilevanza: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno» (Lc 12,32). Il Nazareno esorta la sua comunità ristretta a non avere paura: sa che sono un esiguo numero di donne e di uomini che lo seguono talvolta con slancio, altre volte con perplessità, che vivono ansie e incomprensioni e hanno bisogno di una parola detta in tono fraterno, con dolcezza. Il gruppo che cammina con Lui è fragile e non gode di appoggi rilevanti, non influenza le sorti del mondo e appare impotente, ma nella sua irrilevanza in quanto “piccolo gregge” può contare sul suo pastore, il Dio che da sempre lo guida e cura. Di fronte alla grandezza della realtà giudaica questo sparuto gruppo di donne e uomini quasi non si vede, ma il suo pastore garantisce la sua esistenza e la sua crescita. Quanto dice Gesù invita alla fiducia perché l’avvento del Regno non dipende dai grandi numeri, dalla visibilità data dalle adesioni di massa. Anche oggi in alcuni contesti ciò che guida le decisioni da prendere e le scelte da compiere è il consenso della maggioranza, ma l’aspirazione ad essere tanti, sempre di più, ad avere importanza, ammirazione, considerazione dal punto di vista mondano non è necessariamente sinonimo di aderenza al vangelo. Il Nazareno si rivolge ai suoi per metterli in guardia dalla ricerca di riconoscenza esteriore.
Il “non temere” rappresenta, pertanto, una promessa di fiducia che spetta a coloro che decidono di divenire parte di quel gregge che, sebbene piccolo, gode della custodia di Dio. Il Regno che il Signore dispone per i suoi si manifesta in un esiguo gruppo di persone che è animato e mosso da una grande fede. Per l’evangelista Luca il segno concreto del regnare di Dio sui credenti è dato dalla capacità di condivisione dei beni, evitando di accumulare cose sulla terra illudendosi di trovare in esse sicurezza e stabilità contro la precarietà della vita. Contrastando la tendenza ad attaccarsi ai beni materiali, il credente manifesta la sua decisione di smettere di porre sé stesso al centro della sua vita e crea uno spazio aperto disponibile all’accoglienza dell’altro e di Dio. Una simile scelta, per quanto semplice possa apparire, richiede impegno e tenacia costanti e non può avvenire una volta per tutte. Per questo motivo il Nazareno parla ai suoi e li sprona ad essere vigili.
Come i servi che restano desti e pronti in attesa del ritorno del loro padrone pur non conoscendo i suoi piani e il momento del suo rientro, così ciascun discepolo è chiamato a farsi trovare preparato per la venuta del Signore. L’immagine dei “fianchi cinti”, ossia il sollevare i lembi dell’abito per sistemarlo in cintura in modo da agevolare il movimento mentre si cammina, l’allusione alla notte con la conseguente necessità di mantenere le “lampade accese” fanno tornare alla mente l’esperienza dell’esodo. Gesù esorta i suoi a mettersi in cammino per percorrere una strada che li porta a scrutare il loro cuore e a mantenersi in atteggiamento di vigilanza. Restare svegli, non lasciarsi vincere dalla stanchezza o dalla monotonia della quotidianità è faticoso e impegnativo, richiede consapevolezza e un grande senso di responsabilità. Ma se tutti i credenti indistintamente sono chiamati alla vigilanza, ve ne sono alcuni per i quali questo richiamo è particolarmente stringente. Coloro che hanno maggiori responsabilità all’interno delle comunità ecclesiali sono, infatti, tenuti a vivere la fraternità e la condivisione in modo da offrire testimonianza dell’amore di Dio di cui parlano.
Il vangelo di oggi invita a leggere dentro di sé per vagliare se parole, azioni, sentimenti sono pronti alla venuta del Signore, iniziando con il porsi la domanda: dov’è il tuo cuore? E quindi, qual è il tuo tesoro?