È stato l’antico rito della consacrazione, con i suoi gesti lenti e carichi di significato, ad aprire la festa del santo patrono domenica 10 agosto, nella parrocchia di San Lorenzo Martire in Albarè.
La piccola chiesa, nel territorio comunale di Costermano sul Garda, ha visto il vescovo Domenico Pompili presiedere la Santa Messa e, insieme, dare vita al rito della dedicazione che affonda le radici nella tradizione cristiana e si è svolto, come di consueto, in diversi momenti. Dall’unzione dell’altare con il sacro Crisma, olio profumato e conservato in un’ampolla per essere utilizzato anche nei sacramenti del battesimo, della confermazione e dell’ordine; all’incensazione, con nuvole di incenso che dal braciere posto sull’altare si alzano verso le volte della chiesa.
E che si è conclusa con la benedizione delle dodici croci, simbolo dei dodici apostoli, poste sotto le formelle della nuova Via Crucis realizzata dallo scultore di Ortisei Andrea Kostner in legno di tiglio. Si è arrivati così a una tappa significativa nella storia della chiesa di Albarè, costruita nel 1910 e diventata parrocchia nel 1949. «La nostra comunità ha seguito un percorso spirituale per comprendere a fondo questo momento essenziale per la parrocchia», racconta don Igino Canali, Dongi per i suoi parrocchiani, pastore dal 2016 dei 1.400 abitanti del paese, ai confini con Garda e Bardolino. «Con il consiglio pastorale abbiamo anche condiviso la scelta della croce di Malta, in marmo rosso di Verona, a richiamare i colori e il materiale della chiesa, da apporre sotto le tavole della Via Crucis. La festa del nostro patrono diventa occasione per raccogliere l’assemblea liturgica e onorare lo spirito di comunità che continua a legarci fortemente».
Di certo la consacrazione è capace, per la sua indiscussa intensità e per la sua ritualità corale, di rafforzare il senso di appartenenza alla stessa famiglia spirituale, creando connessioni e risvegliando lo spirito di identità. Ed è stato proprio il ‘risveglio’ il tema centrale dell’omelia del vescovo Domenico, a partire dal commento alla lettura tratta dalla Lettera agli Ebrei: «Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Allo stesso modo avere fede significa, come per Abramo, partire senza sapere dove andiamo. Ed è questa la rivoluzione che introduce nel mondo la fede cristiana. Fino a quel momento, nel mondo greco e romano, la vita e la storia erano percepite come un percorso circolare, un ritorno al punto di partenza, come è avvenuto per Ulisse, l’eroe che affronta mille peripezie per rivedere la sua Itaca. La fede non è l’Odissea e introduce la consapevolezza che la vita è un percorso lineare che ci porta sempre avanti, un biglietto di sola andata perché non si torna indietro, ma si procede, esattamente come Abramo. Questa convinzione ha delle ricadute importanti sul nostro modo di stare al mondo. Il credente, e lo abbiamo ascoltato anche nel Vangelo, è sveglio, non si addormenta e non vegeta, ma vive. Non si lascia afferrare dal particolare, sa che tutto è passeggero, transeunte, temporaneo». E Pompili ricorda il rischio che corre la nostra generazione: vivere senza accorgerci di ciò che sta accadendo, affrontando con indifferenza perfino tragedie come la guerra, inconsapevoli dei pericoli e di un baratro sempre più vicino. «Rischiamo di essere come quei cristiani di cui parlava lo scrittore Ignazio Silone, che aspettano il Signore con la stessa noia con cui si attende il tram. Abbiamo perso il senso dell’attesa, che ci è necessaria se vogliamo rimanere svegli e non vogliamo adagiarci dentro il grigiore dei giorni che, inesorabilmente, passano».
Ecco perché diventa prezioso il ruolo del pastore: «È sveglio quel pastore che sa provocare, come insegnava don Milani: il commerciante è colui che accontenta i gusti del cliente, ma il maestro è colui che sovverte i gusti del discepolo, così come il politico è colui che trova il suo scopo nell’aumentare il bene comune e non nel ricercare un consenso personale. San Lorenzo, titolare di questa parrocchia, è stato sveglio. Nella fase declinante dell’Impero Romano, che si reggeva sulla guerra e proprio per questo iniziava a sfaldarsi, lui ha scelto di dedicarsi ai più poveri, il vero tesoro della Chiesa».
L’invito, allora, è quello di pregare, per intercessione di san Lorenzo, di essere anche noi svegli, in virtù della fede.