"Sparire perché rimanga Cristo": ordinati quattro nuovi diaconi

Per annunciare la celebrazione di questo sacramento ed esprimerne il significato hanno scelto una frase pronunciata da Leone XIV nella prima omelia da Papa

September 15, 2025

| DI Redazione Online

"Sparire perché rimanga Cristo": ordinati quattro nuovi diaconi
Sabato 13 settembre, nella Cattedrale di Verona, il vescovo Domenico Pompili ha ordinato quattro nuovi diaconi presentati dal Seminario diocesano:
  • Cristian Oneta, 26 anni, della parrocchia di San Giuseppe lavoratore di Desenzano;
  • Francesco Leso, 43 anni, della parrocchia di Valdiporro;
  • Federico Zandomeneghi, 34 anni, della parrocchia di Colognola ai Colli;
  • Simone Sordo, 39 anni, della parrocchia cittadina di Gesù divino lavoratore.
Li conosciamo meglio, con queste parole che hanno condiviso sul numero di Verona fedele del 14 settembre.
Dice Simone Sordo: «Rimane una scelta saggia quella della Chiesa di prevedere, prima del presbiterato, il passaggio per il diaconato. Il fatto di essere “transeunti”, di passaggio, non vuol dire esercitare solo per alcuni mesi il ministero di diacono per poi dimenticarlo, ma dice uno stile che deve essere proprio del pastore, ma se vogliamo anche di ogni cristiano. Ci ricorda come prima cosa che siamo scelti non in base alle nostre capacità, ma proprio nei nostri limiti: è lì che il Signore intende costruire. Ancora, partendo dai nostri limiti possiamo avere quello sguardo “umano e benevolo” sulle altre persone, che a quel punto non sono da giudicare ma diventano per noi fratelli e sorelle. Nel concreto penso voglia dire avere uno sguardo verso tutte le sorelle i fratelli che si incontrano, sia dentro che fuori dalla chiesa, cercare una prossimità verso chiunque si incontri per la strada». 
Riguardo alle promesse che faranno nelle mani del vescovo Pompili, spiega Francesco Leso: «La Liturgia delle Ore è una forma di risposta all’invito di Gesù di pregare sempre. Non è mai una preghiera privata, ma sempre comunitaria, che rappresenta la preghiera di Cristo e della Chiesa a Dio Padre. Il diacono, come ministro sacro, attraverso di essa rende concreto il legame tra la preghiera della Chiesa e la sua vita ministeriale, alimentando lo spirito di orazione per diventare egli stesso “preghiera”, santificando così il tempo e l’uomo stesso. Gli impegni del celibato e dell’obbedienza non mi spaventano, ma credo vadano affrontati con attenzione e vigilanza. Ritengo che riuscendo a custodire una dimensione di preghiera, vivendo le relazioni come dono e sapendosi parte di una Chiesa che ci custodisce, si possa conformare sempre più la propria vita a Cristo. In questo modo questi impegni diventeranno luogo in cui crescere nell’amore e nel servizio ai fratelli». 
Per quanto riguarda il percorso che li ha portati a questo passo, aggiunge Federico Zandomeneghi: «Il cammino di formazione che abbiamo finora vissuto si è sviluppato principalmente in tre ambiti. Anzitutto la quotidianità settimanale in Seminario, fatta di preghiera e di vita comunitaria, espressione delle due direttrici della vita cristiana: la relazione con Dio e quella con i fratelli. Un altro elemento caratterizzante è stato lo studio della teologia, che ci ha visti impegnati nelle lezioni e nello studio personale per approfondire la nostra fede e saperle rendere ragione. Infine, un ruolo molto significativo lo hanno svolto le esperienze pastorali nelle parrocchie dove siamo stati inviati a prestare servizio, luoghi dove abbiamo potuto vivere la comunione con i presbiteri e le comunità cristiane. Personalmente ritengo che tutti e tre questi aspetti siano stati importanti per la mia crescita umana e spirituale, tuttavia se devo citare qualche esperienza in particolare vorrei ricordare la vita comunitaria in Seminario maggiore e il servizio di assistente svolto nella comunità giovani del Seminario minore».
Novità sono previste per il percorso che li attenderà poi verso l’ordinazione presbiterale, come spiega Cristian Oneta: «Da un anno a questa parte la formazione nell’anno del diaconato ha subito dei cambiamenti significativi. Prima infatti, anche per permettere di frequentare le lezioni del sesto anno, si rimaneva in Seminario per metà settimana; ora invece, dato che lo Studio Teologico è stato rimodulato in cinque anni, vivremo il nostro ministero diaconale completamente immersi nelle parrocchie dove ci troveremo, dovendo solamente concludere la tesi di baccellierato. Questo non significa tuttavia che abbiamo già concluso la nostra formazione: lungo l’anno frequenteremo dei corsi insieme agli altri diaconi del Triveneto, organizzati ogni volta da una diocesi differente, e torneremo anche in Seminario per alcuni incontri formativi. La nostra settimana sarà dunque caratterizzata dall’alternarsi di studio, ministero e formazione».

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