La drammaticità della tematica sugli incidenti stradali impone una continua attenzione in modo tale da comprendere i potenziali rischi in cui ci si potrebbe imbattere. Di questo avviso, è il progetto “Strada sicura” che coinvolge circa 5mila studenti frequentanti 30 scuole superiori di Verona e provincia, in 29 mattinate d’incontro da ottobre a maggio.
Rivolgendosi ai ragazzi tra i 17 e i 19 anni, l’intento è quello di formare la giusta consapevolezza in coloro che a breve si ritroveranno a bordo del proprio veicolo, assaporando la libertà data dalla patente. L’iniziativa, che gode del patrocinio della Prefettura e dell’Ufficio scolastico regionale, mira ad «abbattere questo muro che ogni anno miete troppe vittime e lascia gravi danni in chi sopravvive», come ha sottolineato il prefetto Demetrio Martino.
Con la collaborazione dei comparti di sicurezza e soccorso, l’organizzazione ha messo in campo questi appuntamenti, che si svolgono solitamente il venerdì dalle 9 alle 13 negli istituti scolastici, con una speranza ben specifica: «Noi cerchiamo di arrivare prima – è intervenuto Andrea Scamperle, presidente dell’associazione Verona Strada sicura – per evitare che in notti delicate come quella di Halloween si verifichino spiacevoli episodi dovuti a distrazioni o abusi di alcol».
Del medesimo avviso è pure Amelio Sebastian, dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale, sottolineando come oggi l’educazione stradale «abbia assunto anche all’interno degli ordinamenti scolastici una rilevanza significativa, parte integrante di educazione civica». In questo senso, «la scuola deve sviluppare competenze specifiche per trasformare quello che so in quello che devo fare». Queste consapevolezze possono scardinare meccanismi errati: «A monte degli incidenti probabilmente, oltre a disattenzioni e problematiche note, ci sono modelli sociali che spingono alla velocità come valore», dunque, all’interno dei contesti scolastici è bene invertire la rotta riportando in uso la prudenza.
All’interno delle mattinate del progetto, si alternano testimonianze da parte degli infermieri del 118 e della Polizia stradale a quelle di familiari delle vittime di incidenti o sopravvissuti che fortunatamente possono raccontare la loro storia. Tutto ciò per far comprendere ai giovani studenti che questi spiacevoli episodi possono toccare chiunque e non succedono solo agli altri, evidenziando in modo particolare quello che si ritrovano a vedere i soccorritori sul luogo degli interventi. Mirella Pontiggia, dirigente della Polizia stradale di Verona, ha proprio precisato che durante gli incontri l’obiettivo su cui si fa leva non è quello di spiegare il Codice della strada, ma di portare esperienze anche personali tramite video o immagini che mostrino la realtà degli incidenti.
Sicuramente, tuttavia, il racconto diretto di chi purtroppo si è ritrovato in questi episodi è l’aspetto più toccante: è la storia di Alessia Pizzoccolo che a 18 anni è stata investita sulle strisce pedonali e si trascina ancora le ferite di quella tragedia; così come l’incidente subito da Carlotta Mancini nel 2016, che ha comportato la perdita della sua gemella Costanza; la testimonianza, infine, di Luca Pasquali che porta avanti il ricordo del fratello, uno delle cinque vittime in uno scontro nel 2005 a Caselle di Sommacampagna.