“Costruire focolai d’amore”. Era questo ciò che santa Maddalena di Canossa, veronese fondatrice delle Figlie e dei Figli della Carità, esortava a fare. E così è stato fatto dalla Fondazione Opera Famiglia Canossiana Nuova Primavera, che, lo scorso 2 ottobre (proprio nel giorno della canonizzazione della santa da parte di papa Giovanni Paolo II), ha inaugurato i suoi nuovi uffici di via Fiumicello, in Borgo Venezia.
La fondazione, istituita a luglio dell’anno scorso, si ispira proprio al carisma di Maddalena di Canossa e deriva dall’esperienza prima dell’omonima associazione, nata nel 1997 grazie ad alcuni volontari guidati da padre Adolfo Antonelli, canossiano, poi dalla cooperativa sociale Santa Maddalena di Canossa (dal 2011).
Queste realtà si occupano di accoglienza, offrendo spazi di cura e inclusione, con una particolare attenzione per le donne – spesso madri –, i minori, e tutti coloro che provengono da situazioni di disagio e difficoltà. L’impegno è quello di promuovere, inoltre, percorsi di crescita e di autonomia economica e sociale, oltre a quelli educativi, che sono personalizzati, costruiti “su misura” attorno persone che vengono ospitate.
Dunque, non solo accoglienza, che comunque rappresenta la prima e fondamentale tappa nel cammino verso l’indipendenza e il reinserimento nella società. L’accoglienza è rivolta a donne, mamme e bambini in difficoltà, offrendo loro un luogo sicuro e un accompagnamento.
La fondazione, che lavora a stretto contatto con i servizi sociali, si occupa di ben quattro case di accoglienza: a Parona, al Tempio Votivo, a San Michele e in zona Veronetta (Casa Gabriella, gestita insieme alla Caritas veronese). Inoltre, attraverso il progetto Abitare, la fondazione mette a disposizione delle mamme e dei loro bambini cinque appartamenti, affinché possano potenziare e consolidare le loro competenze sociali ed economiche, restando in un ambiente “sicuro”, sempre seguite da collaboratori ed educatori.
La cooperativa Santa Maria di Canossa, invece, si impegna a offrire occasioni concrete di lavoro, con il servizio pulizie e con quello di archiviazione ottica (un sistema di memorizzazione digitale di informazioni di materiali su supporti ottici, come dvd e cd). L’opportunità di lavorare, infatti, dà la possibilità – ancora più preziosa per le persone fragili – di ricostruire non solo la propria autonomia, ma anche, e soprattutto, un progetto di vita solido.
«Quello di oggi è il frutto di tante storie e di un lungo cammino, ormai trentennale – commenta Michele Righetti, presidente della fondazione –. “Accendi la vita” è il nome che abbiamo voluto dare a questi spazi. Ci aiuta a tenere sempre a mente ciò che per noi è fondamentale e sta al centro del nostro operato: il desiderio di dare luce, avere cura, donare amore».
«Uno spazio che pensa, accoglie e costruisce», dunque, come aggiunge Righetti. Si tratta di uffici che vedranno incontrarsi tutti i “cuori che ardono”», così dice padre Adolfo Antonelli, presente all’inaugurazione. E saranno spazi di lavoro, dove i dipendenti della fondazione si adopereranno per aiutare donne in difficoltà – spesso straniere – a costruirsi un’autonomia, e per (ri)dare dignità e valore a coloro che stanno ai margini della società. Sottolinea: «L’amore, soprattutto per chi sta ai margini, si dilata sempre di più e dà calore e dignità che nessun limite – fisico, sociale, economico – può estinguere». Dunque, «questi uffici siano sempre fiamma che scalda e luce che oriente», aggiunge padre Francesco Vercellone, delegato dell’Istituto dei Figli della Carità, che segue la cooperativa e la fondazione.