Gli evangelisti Marco, Matteo e Luca scrivono il loro vangelo con una linea narrativa sostanzialmente simile. L’evangelista Giovanni invece offre una diversa intelaiatura del suo racconto, utilizzando un linguaggio proprio e offrendo un’originale rilettura teologica della vita di Gesù. Nella prima parte presenta alcuni “segni”, ovvero miracoli, incontri e gesti che introducono a comprendere l’identità di Gesù e la sua missione.In questa cornice, tra i dialoghi di Gesù che l’evangelista racconta, ne emergono, non solo per lunghezza, tre: con la donna samaritana, con il cieco nato, con Lazzaro. Sono narrati con uno scopo ben preciso: far emergere i temi centrali della fede in Gesù, partendo da alcune situazioni umane difficili e, pertanto, capaci di scatenare riflessioni originali e profonde. Temi come la vita e la morte, il peccato e la colpa, la religione e i comandamenti, l’etica interiore e la dimensione pubblica trovano spazio in questi tre monumentali racconti. Il dialogo di Gesù con la donna avviene nell’ora più calda del giorno a Sicar, presso il pozzo di Giacobbe, nella Samaria, a nord della Giudea. Ciascuna di queste regioni vantava il luogo per eccellenza dove poter incontrare Dio. Per i samaritani era il monte Garizim, per i Giudei era il Tempio edificato su un enorme sperone di roccia in Gerusalemme. Nessuno faceva mistero poi della grande distanza culturale e religiosa tra queste popolazioni. I giudei non andavano per niente d’accordo con i samaritani, eretici e idolatri. La loro fede era giudicata impura, in quanto metteva insieme elementi di religioni tra loro molto diverse. Per un giudeo non c’era insulto peggiore che essere paragonato ad un samaritano.Di questi aspetti conflittuali si trova traccia nell’incontro avvenuto nel cuore della Samaria. La donna si stupisce che sia un uomo e per di più giudeo a chiederle da bere. Le viene detto che non si può rinchiudere Dio in luoghi particolari, né si può confinarlo in un insieme di leggi rituali, di istituzioni più o meno legittime e sante. Le viene annunciato che Dio è spirito e verità. Per raggiungerlo c’è Gesù, l’acqua che zampilla per la vita senza fine.Gesù porta la donna a riconoscere innanzitutto il dono di Dio e la sua più grande novità, che è lui stesso. Non solo. Dichiara superato il dibattito sui monti: i santuari del Garizim e di Gerusalemme sono entrambi inadeguati. Il nuovo tempio è soltanto Gesù, e lui è anche il vero culto. In un baleno fa crollare le barriere religiose e culturali, spalancando le porte della salvezza, che viene resa disponibile a tutti.I discepoli entrano in scena nella seconda parte del racconto. Non sembrano in grado di comprendere la profondità di quanto Gesù intende proporre con una visione di grande novità rispetto al passato. Anche in questo caso, alla rivelazione di Gesù segue una buona dose di incomprensione da parte dei suoi discepoli.Dell’episodio si trova traccia già nell’iconografia cristiana antica. In una catacomba di via Latina a Roma si trova la raffigurazione pittorica dell’incontro, ambientato in prossimità di un pozzo. Suggella la grande diffusione e l’importanza di un episodio che conduce a riconoscere Gesù come l’acqua sorgiva che disseta ed estingue i desideri dell’anima.