Festeggiati in Cattedrale i canonici mons. Rossi e mons. Cottini

Il Vescovo: «Da decenni hanno trovato le condizioni per seguire il Maestro ed esserne realmente discepoli, con fede e coerenza»

September 17, 2025

| DI Silvia Allegri

Festeggiati in Cattedrale i canonici mons. Rossi e mons. Cottini

Mons. Giuseppe Rossi

Due anniversari densi di significato, due cifre tonde che raccontano un percorso straordinario di vita, di fede e di servizio. 
Si sono celebrati domenica 7 settembre in Cattedrale, con la Messa presieduta dal vescovo Domenico Pompili, i 70 anni di sacerdozio di mons. Giuseppe Rossi e i 50 di mons. Valentino Cottini. 
«Nove vescovi mi hanno accompagnato nell’esercizio del mio sacerdozio», ha ricordato mons. Giuseppe Rossi, 94 anni, dal 2019 arciprete presidente del Capitolo canonicale della Cattedrale, dopo esserlo stato anche dal 2005 al 2010. Ordinato prete il 26 giugno 1955 dall’arcivescovo Giovanni Urbani, quale appartenente alla parrocchia di San Martino della Battaglia (Brescia), il monsignore si è laureato in Lettere all’Università di Padova ed è stato a lungo insegnante e preside dell’Istituto Gian Matteo Giberti, la scuola del Seminario minore, poi dell’Istituto tecnico economico turistico Romano Guardini, di cui fu uno dei fondatori. È stato vicerettore e in seguito prorettore del Seminario minore, parroco di Soave dal 1985 al 1994, e dal 1978 è cappellano di Sua Santità. Dal 1994 è canonico effettivo del Capitolo della Cattedrale. «Ringrazio il Signore per i miei 70 anni di ministero pastorale, un dono raro che mi ha visto sempre accompagnato dalla famiglia, dai sacerdoti e dagli educatori, e un tempo durante il quale spero di avere compiuto del bene per le tante persone che ho incontrato, specialmente nel Seminario diocesano». 
Diverso, ma altrettanto intenso di esperienze vissute e di emozioni, il percorso di mons. Valentino Cottini, 74 anni, ordinato prete il 28 giugno 1975 dal vescovo Giuseppe Carraro quale appartenente alla parrocchia di Fumane. Dopo due anni di ministero come vicario parrocchiale a Bardolino, Cottini è stato inviato per motivi di studio a Gerusalemme, dove nel 1982 ha conseguito il dottorato in Teologia biblica. Animatore per 24 anni delle attività bibliche in diocesi, nello stesso lasso di tempo ha insegnato allo Studio teologico San Zeno e, dal 1998 al 2007 anche all’Issr San Pietro Martire. Nel 1997 ha conseguito la licenza in Studi arabi e islamistica. Dal 2009 al 2021 ha insegnato a Roma al Pisai (Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica), di cui è stato preside dal 2012 al 2018. E dal 2005 al 2021 ha diretto la rivista Islamochristiana ricoprendo, dal 2014 al 2019, l’incarico di consultore del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. Dal 2021 è canonico del Capitolo della Cattedrale. «Ciò che provo oggi è una profonda gratitudine – ha sottolineato –. Verso l’allora vescovo Carraro, che inviandomi a studiare a Gerusalemme mi ha permesso di avere uno sguardo ampio sul mondo, reso ancora più forte dal successivo periodo di studio dell’islam a Roma. E verso Dio: è merito suo se oggi convivono ancora, in me, l’umanità, una rocciosa fede cristiana e uno studio accademico critico». 
Al termine della celebrazione i due sacerdoti hanno ricevuto in dono la pergamena con la benedizione apostolica di papa Leone XIV. Accompagnati da una manifestazione di stima e di incoraggiamento da parte del vescovo Domenico Pompili. Che ha commentato le parole, forti, tratte dal Vangelo di Luca: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo, ha detto Gesù. Sono parole esigenti, le sue, perfino irritanti: Lui vede gente che lo segue senza sapere il perché. In realtà Gesù vuole che chi lo cerca lo faccia per ritrovare la sapienza del cuore». Ed è, questa, una lezione quanto mai attuale: «Ci viene ricordato che siamo sempre presi dalla quantità, ma non basta appartenere a una famiglia culturale per avere fede. Per essere veri discepoli non possiamo dimenticare la croce, simbolo delle difficoltà che dobbiamo attraversare. Quello di Gesù è un invito alla consapevolezza e alla libertà. Un invito a non essere impulsivi e approssimativi, fluttuanti e incostanti. Oggi, la consapevolezza e la libertà le troviamo scritte nelle biografie di questi due preziosi sacerdoti. Essi, da decenni, hanno trovato le condizioni per seguire il Maestro ed esserne realmente discepoli. Con fede e coerenza».

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