Il Progno ingrossa? Allora Scorgnano si fece il camposanto

Cogollo, frazione del Comune di Tregnago: inizia qui il nostro viaggio a puntate alla scoperta dei minuscoli cimiteri disseminati nella provincia veronese

August 4, 2025

| DI Adriana Vallisari

Il Progno ingrossa? Allora Scorgnano si fece il camposanto
È immerso tra campi di ciliegi e vigneti, in una posizione geografica strategica, che guarda l’abitato di Cogollo. Che i cimiteri siano luoghi di silenzio, si sa; ma a Scorgnano la sensazione del riposo eterno è davvero forte in chi varca il cancello di ferro battuto che porta alle sepolture, a ridosso del bellissimo Santuario della Madonna Annunciata.
Siamo nella parte più a nord del comune di Tregnago, a metà della Val d’Illasi, nell’Est Veronese. Scorgnano è una minuscola località che si raggiunge dalla provinciale, attraversando il Progno, oppure superando il piccolo abitato di Marcemigo. Qui, fin dai tempi medievali, è presente una piccola chiesa, intitolata ai santi Severo e Brigida; ricade sotto la parrocchia di Tregnago, Cogollo e Centro, guidata dal 2017 da don Nicola Giacomi. 
È un territorio, questo, che ha una concentrazione assai particolare di cimiteri. Scorgnano infatti è una delle cinque frazioni del paese: oltre al più popoloso Cogollo, ci sono Centro, Finetti, Rancani e Marcemigo; solo quest’ultimo è l’unico privo del “suo” cimitero. 
Scorgnano è sempre stato un punto strategico, essendo “al di qua” del Progno di Illasi, nell’antichità molto più ampio e ricco d’acqua di come appare oggi. «Quest’ostacolo naturale fece sì che il cimitero di Scorgnano fosse utilizzato fin dall’erezione della chiesa, in età romanica – ci spiega Luciano Reppele, storico locale e autore di un libro sul santuario mariano –. Il suo utilizzo fu avallato più tardi anche da Napoleone, che con un decreto stabilì che si potevano continuare a seppellire qui i morti, finché non fosse stato realizzato il ponte sul Progno, che arrivò solo a inizio ’900».
Le sepolture, al riparo delle acque impetuose, si susseguirono, accogliendo le spoglie degli abitanti del piccolo borgo – che oggi conta una settantina di residenti – e di quelli di contrada Saline e Battistini, oltre che di qualcuno di Marcemigo. E continuano ancora oggi, sebbene il camposanto di Cogollo disti appena un chilometro, «perché gli abitanti di Scorgnano nutrono un grande senso di appartenenza per il loro cimitero». 
È sempre Reppele a darci qualche altra informazione storica. «Questo camposanto è coevo a quello di San Vitale, annesso all’omonima chiesetta, abbattuta nel ’600, che sorgeva a nord dell’attuale parrocchiale di Cogollo – aggiunge –. Quando nel 1450 fu eretta la parrocchia San Biagio, a fianco ebbe il suo cimitero, ricordato oggi solo quattro lapidi affisse al muro esterno; l’ultimo, in ordine di tempo, fu il cimitero attuale di Cogollo, costruito nel 1909 in seguito all’aumento della popolazione». In quest’ultimo è sepolto anche Fermo Sisto Zerbato, benefattore del paese, che donò i suoi beni alla comunità.
Tornando all’antico cimitero di Scorgnano, la lapide più vecchia risale al 1829 e si trova sulla parete esterna dell’abside della chiesa; è quella di due preti: il parroco don Giovanni Gaetano Zanini e il rettore della chiesa di Scorgnano, tale don Cracco. Ci sono poi diverse piccole sepolture, ormai sbiadite, che ricordano i bambini morti prematuramente: a ricordarli, una croce e un numero (l’anno di morte oppure un “1”, un “2” o un “3”, a indicare l’età del decesso).
Quanto ai cognomi, ne svetta uno, in termini di frequenza. «È “Ambrosi”, il più antico, di una famiglia residente qui dal Cinquecento – rivela lo storico –. Un altro molto datato è “Ferrari”, originato da un alfiere militare della Repubblica Veneta che venne a risiedere a Scorgnano nella metà del 1600». 
Gli epitaffi sulle tombe erano più frequenti in passato e ci restituiscono qualche spaccato di vita. “Di modestia e di fede illuminasti le tue operose giornate terrene”, si legge sulla tomba di Luchi Fortunata in Anbrosi (sic), morta a 72 anni nel luglio del 1945. C’è anche l’amore filiale, come riportano le parole dei figli di Francesco Ambrosi, morto a 70 anni nel 1943: “La tua proba operosità che ebbe anche sulla Terra premio di lunga e serena vita imiteremo e i tuoi nobili insegnamenti serberemo come memoria pia e sicura guida per non falire (sic) al tuo porto di pace”. Richiama invece alla carità il ricordo di suor Maria Bernardetta Ambrosi, classe 1932, spirata a Buenos Aires nel 2009, ma nativa di qui: “Nessuno ha amore più grande di colui che sacrifica la sua vita per gli altri”.  
I fiori sulle tombe più recenti e il decoro del camposanto denotano l’attaccamento a questo luogo. Persino la celebrazione di Ognissanti, ogni 1° novembre, si apre qui; solo nel pomeriggio si tiene a Cogollo.

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