«Nessuna opera di carità è estranea alla Società San Vincenzo, diceva il nostro fondatore, il beato Federico Ozanam: ciò che ci distingue dalle altre associazioni è l’aiuto, materiale, morale e spirituale, portato ai bisognosi attraverso un rapporto diretto e personale, con una visita al loro domicilio». Riassume così lo spirito che anima i volontari vincenziani Francesca Trischitta Passeroni (nella foto), 91 anni appena compiuti e portati con impeccabile eleganza, sguardo vivace e ancora tanta voglia di darsi da fare per gli altri.
È la decana della San Vincenzo scaligera, associazione cattolica ma laica attiva dal 1857, che conta 395 soci e circa 150 volontari, organizzati in 39 gruppi operativi (definiti “Conferenze”). «Nel 2024 abbiamo aiutato circa 4.500 persone, per un totale di 1.300 famiglie: anziani soli, famiglie straniere con minori, carcerati», riferisce la presidente Franca Erlo.
Accanto all’ascolto e all’aiuto per il pagamento di bollette e affitti, e all’impegno in carcere, negli ultimi anni è maturata una sensibilità verso le problematiche minorili. «Grazie a un’eredità, lo scorso anno abbiamo istituito 5 borse di studio per la terza media: a 5 studenti e studentesse capaci, ma con difficoltà economiche, garantiremo una borsa di 800 euro l’anno per le superiori e di 2mila euro per l’università – sottolinea Erlo –. Quest’anno, inoltre, abbiamo destinato 10mila euro al progetto della Caritas diocesana “Occhio al futuro”, con cui sosteniamo le attività culturali, sociali, sportive ed educative dei giovani seguiti dalle nostre Conferenze, che organizzano anche incontri settimanali o mensili con le famiglie del territorio, per socializzare e abbattere le solitudini».
Tra le storiche attività vincenziane c’è quella della gestione di un guardaroba in carcere. A Verona è attivo dal 2005 nella Casa circondariale di Verona e la referente è appunto questa volontaria di lungo corso, che abbiamo intervistato.
– Francesca, lei ogni mercoledì mattina, da vent’anni, entra a Montorio per rifornire di vestiario i detenuti. Perché lo fa?
«Perché se il mio impegno fosse utile a migliorare la vita anche di una sola persona, ne varrebbe la pena».
– Com’è nata l’idea?
«Interrogandoci sui bisogni del nostro tempo. Oltre agli anziani soli, c’erano anche i detenuti lontani dai familiari e privi di mezzi economici. Contattammo l’allora direttore della Casa circondariale, Salvatore Erminio: “Ve la sentite di gestire un guardaroba a Montorio?”, ci chiese. Entrammo in quei lunghi corridoi con emozione, sentendo i cancelli che si chiudevano alle nostre spalle. Da allora abbiamo incontrato migliaia di detenuti: tutti li identificano con il reato commesso, noi li trattiamo solo come persone bisognose. Spesso non hanno neanche un cambio di biancheria a disposizione».
– Cosa fate?
«Prima c’è una cernita degli indumenti donati nella nostra sede di lungadige Matteotti (li accettiamo solo puliti e in buono stato); i pacchi vengono portati in carcere e ispezionati, prima di finire sugli scaffali del guardaroba. Lì consegniamo gli indumenti ai detenuti che hanno compilato un foglietto con le richieste (la “domandina”): è l’unico momento in cui noi volontari, siamo una decina, possiamo instaurare una relazione con loro. A volte basta un “Ciao, come stai?” per portare una ventata di normalità. Sono tutti uomini, in gran parte stranieri e molti giovanissimi».
– Non è difficile operare in un ambiente dalle regole ferree?
«Non per me, figlia di un generale dell’Aeronautica (sorride, ndr). Siamo ospiti, obbedire alle regole è la base».
– Lei come ha conosciuto la San Vincenzo?
«Sono arrivata a Verona nel 1959, l’anno in cui mi sono sposata; dopo aver cresciuto due figli volevo fare qualcosa per gli altri e ho ascoltato il consiglio di un’amica di Mestre, che mi aveva parlato della San Vincenzo. Così, cinquant’anni fa, sono andata nella parrocchia di Santa Maria in Organo, dove c’è la sede della mia Conferenza, e mi sono fatta avanti».
– Oggi c’è ancora bisogno di volontari?
«Sì, specie di giovani. A tutti dico che fare volontariato, di qualunque tipo, dà più a chi lo fa che a chi lo riceve».
Si può aiutare la San Vincenzo con delle donazioni (Iban: IT 88 A 05034 11716 000000045960) e col 5xmille (codice fiscale: 93052820235). Per informazioni: tel. 327.7821940, mail: verona@sanvincenzoitalia.it.