Da un corso di scrittura creativa un florilegio di 24 racconti giocosi

| DI Antonio Mazzei

Da un corso di scrittura creativa un florilegio di 24 racconti giocosi
«Indio, tu il gioco lo conosci». Questa è una delle battute finali di Per qualche dollaro in più, il secondo film de la Trilogia del dollaro di Sergio Leone.
Nei racconti che compongono Iocus, edito dall’editore veronese Bonaccorso, non vi è alcun istrione, né un duello da Far West. Ci sono nove autori, che nella vita fanno altro, che hanno seguito il corso di scrittura creativa del Teatro stabile di Verona e hanno poi messo nero su bianco, in 24 racconti, quel che hanno imparato.
In un’epoca in cui la comunicazione è sempre meno scritta ma sempre più urlata, soprattutto sui social, diventa una sfida riscoprire i piaceri dello scrivere. Nella maggior parte dei casi si tratta di coltivare naturali predilezioni, possibilità intraviste magari fin dai tempi delle superiori, e questo è il caso di Iocus. I nove scrittori mostrano di avere una certa padronanza della parola scritta, affinata dal corso che ha permesso loro di superare quel minimo di soggezione della pagina bianca e di assumersi “la responsabilità di scherzare sul tema dello scherzo per profilare in molteplici sfumature simboliche le spaccature del destino e il loro possibile ripristino”, come ha scritto nell’introduzione Marco Ongaro, ideatore e coordinatore del corso di scrittura creativa. “Lo scrittore come sempre cerca di definire attraverso il particolare i fattori fondamentali dell’universo e, fallendo ogni volta in varia misura, crea nuove fisionomie su cui altre, precedenti e successive, modelleranno la propria figura. Il gioco potrebbe durare all’infinito; di fatto è così” scrive ancora Ongaro.
Iocus è dunque un florilegio di racconti, dai contenuti e dai titoli più vari (Lotta di classe, Ho dimenticato di dirti di me, Tesori, L’importanza del caso, Capolettera, Intermezzo…), costruito intorno all’idea di gioco che permette agli autori di esprimersi divertendo e di mostrare ambienti, personaggi, sentimenti. Ma ogni gioco ha le sue regole e il prodotto del corso non è solo questa raccolta, ma la conferma che se è vero che il talento per la scrittura non si può insegnare (perché con il talento, in tutti i campi della vita, fai quello che vuoi, mentre con l’impegno fai quello che puoi), si può però esercitarlo e metterlo alla prova.
La scrittura, alla fine dei conti, è una tecnologia e, come tutte le tecnologie, a un certo punto potrebbe divenire obsoleta. Potrebbe, però, giacché, come la lettura, la scrittura, non essendo un atto gratuito bensì consapevole, coinvolge le aree del cervello nell’elaborazione visiva e linguistica. Insomma, scrivere aiuta a pensare meglio e pensare è proprio ciò che il mondo attuale sta gradualmente smettendo di fare.

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