Siamo al canto XXII del Purgatorio. Trovandosi ancora nel girone degli avari, Dante assiste ad un improvviso terremoto e al canto “Gloria in excelsis Deo”. Il motivo? La liberazione di un’anima dal Purgatorio. Dante si sente assetato di verità come dell’acqua del pozzo di Giacobbe la donna samaritana. Era l’anima del poeta latino Stazio (morto alla fine del primo secolo dopo Cristo), che stava seguendo i passi dei due poeti. Si rivela a Dante come autore della Tebaide e dell’Achilleide. E afferma di essersi ispirato alla fonte di ogni ispirazione poetica, l’Eneide. Virgilio, non riconosciuto, impone a Dante il silenzio. Ma Dante non si trattiene e, mentre stanno salendo la scala che li introduce al sesto girone, presenta Virgilio a Stazio, il quale si farà loro compagno di viaggio per tutto il resto del cammino. Stazio spiega a Virgilio la sua conversione. Preso com’era dall’avarizia, fu colpito dal verso dell’Eneide: “O sacra auri fames!” (“O sacra fame dell’oro!”). E poi fu illuminato dalla profezia dell’Eneide che annunciava la venuta di una nuova progenie: “Quando dicesti: ‘Secol si rinnova; / torna giustizia e primo tempo umano, / e progenie scende da ciel nova’”. Di fatto Virgilio non giovò a se stesso al fine di divenire cristiano, ma giovò a Stazio: “Facesti come quei che van di notte, / che porta il lume dietro e sé non giova, / ma dopo sé fa le persone dotte”. Grazie, dunque a Virgilio, Stazio divenne grande poeta e buon cristiano, cominciando a frequentare gli incontri della comunità cristiana: “Per te poeta fui, per te cristiano. / Già era ’l mondo tutto quanto pregno / della vera credenza, seminata / per li messaggi dell’eterno regno; / e la parola tua sopra toccata / si consonava a’ nuovi predicanti: / ond’io a visitarli presi usata”.
Almeno due messaggi cogliamo dall’incontro di Dante e Virgilio con il poeta latino Stazio. Anzitutto, Dante si è premurato di notificare il fatto che il Purgatorio non è eterno. Viene il momento in cui, dopo una adeguata purificazione, nella quale la persona, anche grazie ai suffragi, si lascia abitare completamente dall’amore di Dio e si trasforma in Paradiso. Il secondo messaggio, sulla linea dell’episodio precedente, fa riferimento alla necessità di purificarci dalla “sacra fame dell’oro”, cioè dall’avarizia, tema su cui Dante torna assai frequentemente. Ci si purifica con lo sforzo di distaccare da essa il cuore e, ancor più radicalmente, compiendo atti di generosità verso i poveri.