Siamo giunti all’ultimo canto, il trentatreesimo, della seconda cantica della Divina Commedia, il Purgatorio. Dante si trova sulla cima del Purgatorio che coincide con il Paradiso terrestre. Beatrice gli aveva prospettato una Chiesa perseguitata. Accanto a Beatrice si trovano sette donne, che rappresentavano le quattro virtù cardinali e le tre teologali. Proprio considerando la condizione di persecuzione della Chiesa, salmodiavano testi di lamentazione, mentre Beatrice era rattristata a somiglianza di Maria sotto la croce. Ma nel contempo conforta Dante sulle sorti della Chiesa che, nonostante tutte le prove, non sarebbe stata travolta dalle forze del male. E lo invita a parlare, una volta ritornato sulla terra, dell’albero del Paradiso terrestre, quello della scienza del bene e del male, che Dio aveva creato per il bene dell’uomo, mentre Adamo se ne impossessò per suo danno, restando nel limbo, finché venne Cristo a punire quel fallo in se stesso. 
Certo, Dante si mostra ancora incapace di comprendere quanto gli rivela Beatrice. Intanto viene immerso nel fiume Eunoè da Matelda per ordine di Beatrice e riacquista la memoria del bene compiuto. A questo punto, vorrebbe descrivere a lungo la dolcezza di quelle acque, ma ormai rischierebbe di oltrepassare il limite imposto dalla composizione delle cantiche. Poiché è giunto al canto trentatreesimo del Purgatorio, non può aggiungerne un altro. Per ragioni artistiche: “S’io avessi, lettor, più lungo spazio / da scrivere i’ pur cantere’ in parte / lo dolce ber che mai non m’avria sazio; / ma perché piene son tutte le carte / ordite a questa cantica seconda / non mi lascia più ir lo fren dell’arte”. Di conseguenza sospende. Ma nel frattempo Dante, purificato dall’onda del fiume Eunoè, si sente preparato a salire al Paradiso: “Io ritornai dalla santissima onda / rifatto sì come piante novelle / rinovellate di novella fronda, / puro e disposto a salire alle stelle”.
Due messaggi per l’Anno giubilare. Il primo: l’Anno giubilare ci fa prendere coscienza che, nonostante prove durissime e permanenti persecuzioni, la Chiesa di Cristo non affonda. Il secondo: l’obiettivo più autentico dell’Anno giubilare è quello di compiere un percorso di purificazione interiore al fine di fare l’esperienza di una Chiesa comunione dei santi e di giungere all’incontro mistico con Dio.

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