Siamo giunti al canto XXXI del Purgatorio. Nemmeno vedendo Dante rattristato nel ripensare al suo traviamento passato, Beatrice si lascia commuovere e deflettere. Affonda invece ancor più il bisturi nella carne della sua esperienza, per liberare il suo animo da ogni radice di male: “Dì, dì se questo è vero”, cioè se le accuse mosse da Beatrice, quelle di averla abbandonata dopo la sua morte, corrispondevano alla realtà: “a tanta accusa / tua confession convien essere congiunta… / Rispondi a me; ché le memorie triste / in te non sono ancor dall’acqua offense”. Dante scoppia in pianto. Ma Beatrice, decisa a recidere tutta la carne infettata di Dante, gli rimprovera il fatto che si è lasciato allettare dal piacere delle cose mondane. E Dante lo riconosce: “Dopo la tratta d’un sospiro amaro, / a pena ebbi la voce che rispose, / e le labbra a fatica la formaro. / Piangendo dissi: «Le presenti cose / col falso loro piacer volser miei passi, / tosto che ’l vostro viso si nascose»”. Beatrice dà a Dante l’ultima sferzata: guardami in faccia e proverai davvero una profonda vergogna risanatrice! Dante si sente trafitto il cuore dal pentimento delle sue colpe e prova una profonda vergogna risanatrice delle sue colpe. E cade svenuto: “Di pentèr sì mi punse ivi l’ortica / che di tutte altre cose qual mi torse / più nel suo amor, più mi si è nemica. / Tanta riconoscenza il cor mi morse, / ch’io caddi vinto”. Riavutosi, Dante viene immerso da Matelda nelle acque del Letè, che gli hanno fatto dimenticare radicalmente tutto il male passato. Tratto fuori dell’acqua tutto bagnato viene posto tra quattro belle fanciulle danzanti, simbolo delle virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Intanto si fanno avanti altre tre donne danzanti, simbolo delle tre virtù teologali: fede, speranza e carità. Le tre donne danzanti cantano a Beatrice: oltre la bellezza dei tuoi occhi, mostra a Dante la bellezza del tuo sorriso! A volto scoperto: “Volgi, Beatrice, volgi li occhi santi… / Per grazia fa noi grazia che disvele / a lui la bocca tua, sì che discerna / la seconda bellezza che tu cele”.
Due indicazioni per l’Anno giubilare. Beatrice si è dimostrata severa verso Dante. Per amore. La pedagogia dell’amore talvolta non rifugge dalla severità. Tuttavia, dopo la severità, appena ha conseguito l’obiettivo di far prendere coscienza e di pentirsi, occorre il sorriso dell’approvazione, che ricarica il cuore di speranza.

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