Siamo giunti al canto XXXII del Purgatorio. La Divina Commedia ci riporta sul Paradiso terrestre. Il misterioso personaggio di Matelda, per ordine di Beatrice, immerge Dante nel fiume che fa dimenticare il male passato, denominato Leté. Appena uscito dalle acque del Leté, Dante fissa gli occhi su Beatrice. Si trova davanti ad un carro, che rappresentava la Chiesa, condotto fin lì da un grifone, simbolo di Gesù Cristo. In che senso? Il grifone è un animale mitico con il corpo di leone e la testa d’aquila. Come è noto, Dante ricorre spesso alle immagini. Ebbene, il grifone sta ad indicare Gesù Cristo nella sua duplice natura, quella umana, simboleggiata dal corpo di leone, e quella divina simboleggiata dall’aquila. 
Dante precisa che il grifone non aveva colto il frutto dell’albero proibito, al quale aveva attaccato il carro, a significare che la sua umanità non era stata soggetta al peccato originale. 
Dante vede dunque Beatrice, scesa dal carro, seduta sotto l’albero che si era rivestito di foglie e di fiori, custodendo il carro circondato dalle sette ninfe, simbolo delle tre virtù teologali e delle quattro virtù cardinali, che tenevano in mano i sette candelabri, simbolo dei sette doni dello Spirito Santo. Ed ecco la promessa di Beatrice: “Resterai qui, in questo giardino, ancora solo poco tempo. Poi sarai con me in Paradiso”, identificato con la Roma nuova, o nuova Gerusalemme: “Qui sarai tu poco tempo silvano / e sarai meco sanza fine cive / di quella Roma onde Cristo è romano”. Beatrice sollecita Dante a fissare il suo sguardo sul carro, che rappresenta la Chiesa, aggredita da ogni parte, mentre il grifone è salito all’Empireo. La Chiesa sarà avversata dall’aquila, cioè dall’Impero; dalla volpe, cioè dalle eresie; dal drago, cioè dalle forze maligne tipiche della cupidigia; da un gigante, forse identificabile con Filippo IV il Bello; da una meretrice, simbolo delle immondezze.
Cogliamo ora due messaggi per l’Anno giubilare. Anzitutto, Cristo, che anche nella sua umanità è immune da ogni peccato, si è fatto uomo per distruggere il sistema del peccato che disumanizza l’uomo. L’Anno giubilare propizia una maggiore disponibilità ad accogliere la misericordia, con l’animo aperto alla conversione. Secondo: la Chiesa da sempre è perseguitata, ma anche sostenuta e consolata con la prospettiva dell’approdo nella Roma celeste, qual è il Paradiso.

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