Virgilio, Stazio e Dante entrano nel girone dei golosi, che mostrano gli occhi smorti e incavati, la faccia pallida e la pelle che prendeva la forma delle ossa. Un’ombra avverte la presenza di Dante, mentre Dante ne riconosce l’identità solo dalla voce. Era Forese Donati, fratello di Corso e di Piccarda, imparentato con Dante che aveva sposato Gemma Donati, e suo compagno di dissipazione. Dante chiede a Forese dove si trovava la sorella Piccarda. E Forese a lui: “La mia sorella, che tra bella e bona / non so qual fosse più, triunfa lieta / nell’alto Olimpo già di sua corona”. Dunque, la troverai in Paradiso! Forese, morto da poco, convertitosi alla fine della vita, era già nel Purgatorio grazie alle preghiere di suffragio della vedova Nella. Dante si confessa a Forese: dalla vita dissipata che conducevamo insieme mi ha tratto fuori Virgilio, facendosi mia guida nel mondo dell’Inferno e ora del Purgatorio. A questo punto, Forese indica vicino a sé Bonagiunta da Lucca. Bonagiunta chiede a Dante se è davvero lui il poeta che, a cominciare dalla prima canzone della Vita Nuova “Donne ch’avete intelletto d’amore”, ha dato avvio ad un nuovo stile poetico: “Ma di’ s’io veggio qui colui che fore / trasse le nove rime cominciando / ‘Donne ch’avete intelletto d’amore’”. Dante si palesa come il poeta che si lascia ispirare dall’amore: “E io a lui: ‘Io mi son un, che quando / Amor m’ispira, noto, e al modo / ch’e’ ditta dentro vo significando’”. Ecco svelato il segreto della forza espressiva della Divina Commedia: Dante non scrive a tavolino i suoi versi, come fossero i compiti per casa. Scrive solamente quando sente dentro di sé la vampa dell’ispirazione divina, cioè il soffio dello Spirito Santo. Al che Bonagiunta riconosce i limiti del suo scrivere in poesia come quello di Jacopo da Lentini e di Guittone d’Arezzo: “’O frate, issa vegg’io’, diss’elli, ‘il nodo / che ’l Notaro e Guittone e me ritenne / di qua dal dolce stil novo ch’i’ odo!’”. 
Per l’Anno giubilare segnaliamo in particolare tre messaggi. Anzitutto, Forese si sente aiutato dalle preghiere di suffragio di sua moglie vedova Nella. In secondo luogo: Bonagiunta, compagno di avventure giovanili di Dante, sa riconoscere nell’amico un poeta superiore a lui, in virtù del senso di umiltà acquisito in Purgatorio. Infine, Dante ha coscienza che ogni opera grande dell’uomo, poesia compresa, è frutto dell’Amore, cioè dell’intervento dello Spirito Santo.

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