Virgilio, portata a compimento la sua missione, se ne ritorna al Limbo, senza che Dante se ne avvedesse. Ma intanto, dentro una nuvola di fiori lanciati da schiere di angeli, appare a Dante Beatrice, vestita di un manto verde. Dante crede che Virgilio gli sia ancora accanto e gli manifesta il suo stato d’animo, cioè l’antica fiamma d’amore per Beatrice: “Men che dramma / di sangue m’è rimaso che non tremi: / conosco i segni dell’antica fiamma”. Beatrice non si complimenta con Dante, ma lo mette sul banco degli imputati, con la severità di una madre intenzionata a correggere un figlio traviato, con la forza risoluta dell’amore materno esigente. “Guardaci ben! Ben son, ben son Beatrice. / Come degnasti d’accedere al monte? / Non sapei tu che qui è l’uom felice?”. Dante si rispecchia nell’acqua del fiume e prova vergogna del suo stato d’animo: “Gli occhi mi cadder giù nel chiaro fonte; / ma veggendomi in esso, i trassi all’erba, / tanta vergogna mi gravò la fronte”. Beatrice si rivolge a Dante, chiamandolo appunto con il suo nome: “Dante, perché Virgilio se ne vada, / non pianger anco, non piangere ancora; / ché pianger ti convien per altra spada”. Gli angeli, impietositisi di Dante, cercano di stemperare la durezza dell’intervento di Beatrice. Ella invece rincara la dose. Riconosce che Dante da giovane era dotato di numerosi talenti. Purtroppo, con la sua morte, cioè con la morte di Beatrice, Dante ha deviato, cadendo in basso nella vita morale, senza averne rimorso. L’unica soluzione per farlo ritornare sulla retta via è stata quella di fargli sperimentare il cammino nell’oltretomba. Prima di immergersi nel Letè e nell’Eunoè Dante deve esprimere un sincero atto di pentimento.
Messaggi per l’Anno giubilare. Due in particolare. Anzitutto, nella pedagogia di Dante non c’è spazio per il lassismo morale. Ormai alla conclusione del suo cammino sul monte del Purgatorio, attraverso l’esame di coscienza impostogli da Beatrice, sferza se stesso senza pietà, al fine di correggersi alla radice dei suoi comportamenti fuorvianti. In secondo luogo: Beatrice appare come una madre estremamente severa. La sua severità, tuttavia, è un atto di amore vero verso il figlio, per sottrarlo dall’abisso del male e portarlo alla vera felicità. La pedagogia genitoriale, benché con sofferenza, non esclude interventi severi, pur conditi di amore sconfinato, nei confronti dei figli in fase di traviamento. Calibrati, ovviamente, sulla portata del figlio.

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