Una vittima un nome una speranza

Vittima collaterale di una guerra dimenticata. Potrebbe rientrare in questa fredda categoria pure uno come Luke Jumu. Un nome comune per una persona che forse mai sarebbe salita all’attenzione della cronaca se papa Leone XIV nell’Angelus del 15 giugno non avesse pregato per lui...

July 20, 2025

| DI Luca Passarini

Una vittima un nome una speranza
Vittima collaterale di una guerra dimenticata. Potrebbe rientrare in questa fredda categoria pure uno come Luke Jumu. Un nome comune per una persona che forse mai sarebbe salita all’attenzione della cronaca se papa Leone XIV nell’Angelus del 15 giugno non avesse pregato per lui.
La sua colpa iniziale è di essere cittadino di El Fasher, capitale del Nord Darfur, ultimo avamposto sotto il controllo delle Forze armate sudanesi (Saf) in quella regione controllata quasi interamente dalle rivali Forze di supporto rapido (Rsf), paramilitari sotto la guida del cinquantenne generale Mohamed Hamdan “Hemedti” Dagalo. Quest’ultimo è considerato uno dei più importanti signori della guerra al mondo, che si è arricchito negli anni sulle spalle dei sudanesi ed è responsabile di grandi violenze. Luke, 55 anni, è un prete, allievo del comboniano padre Salvatore Marrone e da qualche tempo parroco di Nostra Signora Aiuto dei Cristiani in quella martoriata città. Secondo le ricostruzioni della Diocesi, è stato colpito dalla scheggia vagante di un proiettile alle 3 di venerdì 13 giugno insieme ad altri due giovani purtroppo rimasti anonimi. È morto qualche ora dopo essere stato trasportato in ospedale: non c’è stata la possibilità di portarlo fuori dalla città sotto assedio, nelle quale non vengono fatti entrare nemmeno gli aiuti umanitari, nonostante le continue richieste delle Nazioni Unite. Purtroppo «l’appello ai combattenti affinché si fermino, proteggano i civili e intraprendano un dialogo per la pace» pronunciato da Leone XIV insieme all’esortazione per «la comunità internazionale a intensificare gli sforzi per fornire almeno l’assistenza essenziale alla popolazione, duramente colpita dalla grave crisi umanitaria» sembrano al momento caduti nel vuoto. 
Pochi giorni fa, nella tarda serata di martedì 8 luglio, stando alla testimonianza anonima di un medico della città, un drone delle Rsf ha colpito un rifugio in cui si erano riparate molte persone causando la morte di 8 civili. Vanno così ad aumentare ulteriormente la lista delle vittime della guerra civile scoppiata in aprile 2023, che conta ormai decine di migliaia di morti, 14 milioni di sfollati interni e più di tre milioni e mezzo di rifugiati nei Paesi limitrofi, quasi 25 milioni di persone a rischio fame. Fino a qualche settimana fa mancava in questo infinito elenco una casella, che ora Jumu è andato a colmare: quella del primo sacerdote cattolico vittima del conflitto; è, allo stesso tempo, un ennesimo martire silenzioso la cui morte grida a tutti noi e attende di essere ascoltata. Luca Passarini

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