C’era un tempo in cui quasi tutti i genitori e, le famiglie in generale, mandavano i figli a dottrina o, in tempi più recenti, a catechismo, affidando al prete, alle suore o alle catechiste (i catechisti da sempre sono molto più rari) la trasmissione dei principi e dei valori della fede cristiana. Così in realtà avviene ancora oggi, seppur con numeri in forte diminuzione. E i parroci, all’inizio di ogni anno pastorale, devono affannarsi nella ricerca di “persone di buona volontà” che dedichino ai ragazzi quell’oretta alla settimana per raccontar loro di Gesù Cristo e del Padreterno. Ebbene, è proprio perché questa struttura è così consolidata, ormai scontata, che ha fatto notizia il fatto che un gruppo di adolescenti abbia indotto i propri genitori ad un percorso di riscoperta della fede. È quanto avvenuto lo scorso anno pastorale alla Casa pastorale Domus Pacis di Legnago, quando un’ottantina di adolescenti ha vissuto l’esperienza di Alpha, il programma internazionale di primo annuncio sempre più diffuso anche in Italia e a Verona in particolare.
Sviluppatosi soprattutto come proposta per raggiungere le persone esterne o lontane alle comunità ecclesiali classiche, è diventato oggi uno strumento prezioso anche per le parrocchie disposte a sperimentare nuove frontiere di evangelizzazione. I genitori, notando il cambiamento vissuto dai propri figli, ne sono stati incuriositi e hanno voluto sperimentare in prima persona questa esperienza, confrontarsi sulle stesse domande e conversazioni che avevano toccato i loro figli. È stato molto apprezzato, tanto da essere stato poi replicato coinvolgendo altri adulti. Questa inversione di tendenza ha suscitato l’interesse degli stessi promotori di Alpha International, i quali hanno inserito la vicenda della Domus nella loro rivista pubblicata in occasione della Leadership Conference di maggio, l’evento internazionale annuale che si svolge a Londra. “Quello che sta accadendo in questa comunità è un esempio potente di come le nuove generazioni possano guidare il cambiamento”, scrivono nella rivista. “Questi giovani non si limitano a partecipare: prendono l’iniziativa, creano spazi perché altri possano fare domande, e ispirano persino le generazioni precedenti a mettersi in gioco”.
Più dialogo, nuovi personaggi, spazio agli ambienti digitali e agli influencer. Alpha Youth è stato completamente rinnovato per essere al passo con i tempi e intercettare le sfide della contemporaneità. Il nuovo percorso di primo annuncio dedicato ad adolescenti e giovanissimi è già disponibile on line, a breve partirà in diversi luoghi della provincia, come al Seminario minore, a Minerbe, a Valeggio e alla Domus Pacis di Legnago, tra i pochi luoghi dove è stato già sperimentato in anteprima in questo anno pastorale. «La logica è sempre quella del piccolo gruppo, che rimane uguale con la sua struttura – spiega don Luca Zamboni, direttore della Domus –. A cambiare sono le video-provocazioni, con una qualità tecnica notevolmente aumentata».
Al pari del percorso per adulti, infatti, Alpha Youth è (e rimane) strutturato in una decina di incontri, che possono svolgersi praticamente ovunque. Ogni incontro si apre con un momento “di connessione”, uno spazio conviviale per rilassarsi, mangiare qualcosa, instaurare relazioni tra i membri del piccolo gruppo (massimo 8 persone). Poi un video introduce i partecipanti alle basi della fede cristiana a partire da domande come: “Chi è Gesù? In che modo Dio ci guida? Perché e come pregare?”. Segue il confronto tra i partecipanti, un’opportunità per ascoltare gli altri ed esprimere il proprio punto di vista, qualunque esso sia. All’organizzatore del piccolo gruppo, chiamato “leader”, spetta solo il compito di preservare il clima di ascolto, garantire a tutti un adeguato tempo per esprimersi.
«I vecchi video – prosegue Zamboni – avevano un approccio più “frontale”, mentre la nuova versione punta a mantenere una maggiore autenticità e sincerità nei contenuti e nei dialoghi, riproducendo un confronto tra otto ragazzi». Oltre a numerosi racconti biblici e parabole, tra le aggiunte più innovative vi è l’introduzione di diversi influencer che raccontano le loro storie di conversione. «Ora vengono considerati il mondo digitale, l’esperienza legata ai social, ai cellulari e alla tecnologia, dimensioni che, quando sono stati lanciati i vecchi contenuti, non erano così pervasive come oggi. Nella nostra esperienza, tuttavia, a fare la differenza è stato l’approccio “adolescenti per adolescenti”», osserva don Luca. Infatti, l’équipe di supporto, che guidava la discussione in ciascun piccolo gruppo, era formata da 20 ragazzi di età compresa tra i 14 e i 19 anni. I ragazzi più grandi aiutavano nella condivisione mentre i più piccoli fungevano da “helper”, gli accompagnatori silenziosi previsti per mettere a proprio agio anche chi non si sente di intervenire nel confronto.