La vita nella zona tropicale è il convulso futuro del pianeta
Il 29 giugno è il giorno scelto dall'ONU per celebrare l'area geografica dei Tropici ovvero la Giornata Internazionale dei Tropici. Questo territorio occupa il 40% della superficie del nostro pianeta e comprende l'80% della biodiversità
Ben prima della sanremese Ciao ciao (2022) a presentarsi come canzone dalle tonalità brillanti, ma dal significato pieno di ombre c’era sicuramente Tropicana (1983) del Gruppo Italiano. Bastano poche note per ricordarla e trovarsi a canticchiarla, ma se si ascoltano bene le parole ci si accorge presto che non è quell’inno alla spensieratezza e alla gioia evasiva che appare immediatamente. La denuncia, ripresa recentemente da altre canzoni e film pop (tra tutti Don’t look up) è che siamo sull’orlo della distruzione completa, ma non possiamo o vogliamo accorgercene perché sedotti dal comfort e dai media. L’ambientazione “tropicale” di questa canzone-meteora ha a che fare certamente con i sogni che essa ispira, ma anche con le sfide che essa nasconde. La Giornata internazionale dei tropici (29 giugno), infatti, ci ricorda da una parte la loro ricchezza e dall’altra la loro fragilità. Essi rappresentano il 40% della superficie totale della Terra, in un’area approssimativamente compresa tra il tropico del Cancro e quello del Capricorno, in cui rientrano, giusto per farci un’idea della varietà, il deserto del Sahara e il vulcano hawaiano Mauna Kea, l’Amazzonia e l’entroterra arido australiano, il monte Kilimanjaro e la Cordigliera delle Ande. A confermare la strana sensazione che mette insieme ricchezza e fragilità, sono i dati che ci dicono che questa zona ospita la più grande biodiversità (l’80% del mondo) e il dramma della maggior perdita di biodiversità, il 54% delle risorse idriche rinnovabili del mondo e il più alto tasso di popolazione vulnerabile allo stress idrico (quasi la metà); anche le previsioni future confermano questa caratteristica, con ipotesi accreditate che i Tropici entro il 2050 ospiteranno metà della popolazione mondiale (e due terzi dei suoi bambini) e il più alto tasso di povertà, di denutrizione e di popolazione urbana che vivrà in situazioni in cui non saranno garantiti l’accesso ai servizi di base. Il desiderio è che questa Giornata permetta a tutti di aprire gli occhi, scorgendo le sfide, le possibilità di aiuto, ma anche i significativi progressi compiuti in questi anni, che aprono alla speranza, come i passi che si stanno facendo nella direzione dello sviluppo sostenibile e della valorizzazione delle donne in un processo di rinnovamento. I cattolici, poi, possono cogliere l’occasione per dare una rispolverata al documento finale del Sinodo sull’Amazzonia (26 ottobre 2019), troppo presto lasciato ad impolverare, anche per quanto nel frattempo è apparso nello scenario mondiale. Possiamo, però, almeno in questo giorno sentirci tutti chiamati “a una vera conversione integrale, con una vita semplice e sobria, il tutto alimentato da una spiritualità mistica nello stile di san Francesco d’Assisi esempio di conversione integrale vissuta con letizia e gioia cristiana» e ad implorare la grazia di «una conversione personale e comunitaria che ci impegni a relazionarci armoniosamente con l’opera creatrice di Dio, che è la casa comune”.
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