Alla bionda fatina non riesce il revival
«Come in una favola c’era Portobello»: così ha esordito il 27 ottobre scorso Antonella Clerici (a sinistra nella foto con Paolo Conticini e Carlotta Mantovan) nel riaprire lo scenario della storica trasmissione che si era chiuso il 26 giugno 1987.
«Come in una favola c’era Portobello»: così ha esordito il 27 ottobre scorso Antonella Clerici (a sinistra nella foto con Paolo Conticini e Carlotta Mantovan) nel riaprire lo scenario della storica trasmissione che si era chiuso il 26 giugno 1987. Il celebre programma, seguito da 20 milioni di persone, è un’eredità pesante da riportare sul piccolo schermo. Allora gli italiani erano in massa incollati alla tv il giovedì a vedere i quiz di Mike Bongiorno e il venerdì il mercatino di Enzo Tortora. A distanza di trent’anni l’idea originale è rimasta identica, con gli inserzionisti un po’ pazzerelli, le giovani centraliniste, le cabine, la copia del Big Bang londinese, dove si trova il mercatino che ha ispirato il titolo del programma, e l’immancabile pappagallo da far parlare. Come pure le rubriche per cercare l’anima gemella o una persona scomparsa, alle quali si sono poi ispirate tantissime altre trasmissioni di successo. Allora per la prima volta la gente comune conquistava uno spazio da protagonista in televisione che ne presentava con ironia le storie e dava la possibilità di telefonare in diretta. Oggi tutto questo è superato e anche lo studio televisivo si è adeguato. Al posto della scenografia familiare a patchwork, un palcoscenico dal pavimento luccicante ma freddo. Le interviste non avvengono più sulle poltrone da salotto per un dialogo riservato, ma la Clerici parla con i suoi ospiti su scomode sedie piazzate al momento. Al centro non c’è più lo spaccato genuino dell’Italia della porta accanto, ma l’esigenza di far spettacolo ad ogni costo. Manca la leggerezza, lo sguardo bonario e sincero. Portobello è diventato uno show che ha bisogno anche di qualche personaggio del circo mediatico per attirare telespettatori.
La conduttrice, come la televisione di oggi, probabilmente a corto di nuove idee, ha rilanciato con scaltrezza una vecchia perla della tv di Stato per vedere se c’era ancora qualcosa da spremere. Superato l’iniziale e doveroso effetto nostalgia, ha dato la propria impronta a quest’appuntamento, ma senza ottenere l’effetto sperato. Lo share è rovinosamente in calo, tanto che la concorrenza lo ha raddoppiato. Difficile stabilirne le cause, più facile imparare la lezione di non riproporre in modo nuovo quello che nell’immaginario collettivo resta un programma dallo stile inequivocabile, né imitabile, né modificabile. Parafrasando il celebre «Big Bang ha detto stop!» di Tortora, nessuno ascolta più la bionda fatina quando racconta le vecchie fiabe.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento