Nonostante le intenzioni di soldati e civili si parla poco
Nicola Labanca (a cura di)
Guerre ed eserciti nell’età contemporanea
Il Mulino
Bologna 2022
Pagg. 530 - 32 euro
“La storiografia italiana non conosceva una storia militare delle relazioni fra gli italiani, le loro forze armate e le loro guerre di una simile ampiezza”: così scrive Nicola Labanca, professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Siena, nella premessa a Guerre ed eserciti nell’età contemporanea, quarto ed ultimo dei volumi della collana (curata dallo stesso docente toscano) dedicata ai conflitti e ai soldati nel nostro Paese a partire dall’antichità.
Articolato in undici capitoli, di cui dieci (scritti da altrettanti studiosi) suddivisi in due parti, il testo affronta dunque il rapporto “degli italiani con la guerra, con il mestiere della guerra, con le istituzioni militari” attraverso i diversi percorsi temporali e i differenti aspetti strutturali dell’apparato preposto alla difesa della sovranità esterna della Nazione, portando “ai comandati la stessa attenzione rivolta ai comandanti”, essendo “da tempo tramontata la stagione in cui la storia militare era solo storia dei grandi generali, delle loro strategie e delle ‘loro’ battaglie, perché senza la diretta presenza dei soldati e dei combattenti nessuna guerra sarebbe possibile”. In realtà, leggendo le 530 pagine del libro, si resta un po’ delusi, giacché tutta questa attenzione nei confronti dei sottoposti – e pure dei civili – manca. Intendiamoci: il lavoro ricostruisce evoluzione e risvolti delle nostre Forze armate, ma non opera alcun approfondimento su quelle situazioni che hanno avuto un impatto sul personale in divisa. È il caso, per fare alcuni esempi, della riforma della Polizia (le lotte dei militari dell’allora Corpo delle guardie di p.s. hanno in qualche modo influenzato anche gli altri uomini con le stellette), del movimento per la democratizzazione delle Forze armate (attivo particolarmente tra il 1970 e il 1977), della legge Marcora con la quale, nel 1972, venne normata in Italia l’obiezione di coscienza, delle prime proteste dei Finanzieri democratici, della legge sui principi militari emanata nel 1978 (e non nel 1977, come riportato nel testo). Anche il capitolo dedicato all’Aeronautica quasi nulla dice del fatto che, nonostante sin dai primi utilizzi, risalenti all’epoca coloniale, degli aerei in attività di “police bombing”, gli eserciti europei (compreso quello italiano) si fecero pochi scrupoli nel colpire le popolazioni native e non solo gli obiettivi militari. In conclusione: tutta la storiografia nasce dalle sollecitazioni del presente, che si riflettono non solo sulle interpretazioni, ma pure sulla scelta degli argomenti. L’augurio è che quelli prima citati possano essere oggetto di ricerca da parte di quanti si occupano del complesso mondo delle donne e degli uomini in uniforme.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento