Alda Merini, versi inediti commentati dagli amici

Santi e poeti. Tre poesie inedite di Alda Merini è – come scrive il veronese don Marco Campedelli nell’introduzione – “la storia di tre frammenti, di tre pezzi mancanti di un quadro”, quello della vita e della poetica di Alda Merini. Tre poesie scritte durante la sua giovinezza, tra il ‘48 e il ‘54 , ritrovate, dopo circa cinquant’anni, dalla poetessa nella sua soffitta sui Navigli, e consegnate all’amica Marisa Tumicelli.
Tante le voci che arricchiscono il volume e che aiutano il lettore ad ampliare lo sguardo sull’opera meriniana. Alcune sono intime, vicine alla poetessa per legami diretti: l’amico sacerdote don Campedelli, custode e destinatario di molta poesia, “regista” del volume; l’amica poetessa Marisa Tumicelli, testimone del ritrovamento, i cui occhi “in una polvere di luce scivolano per caso sulla scatola sfasciata in un angolo in ombra” della soffitta dove dimorano, dimenticati, i fogli dattiloscritti “in carta ingiallita e sottile”; e infine, le quattro figlie Emanuela, Flavia, Simona Carniti di cui si fa portavoce Barbara, che accoglie “gli scritti del granaio” come “nuove parole che [le] ha portato il vento”, perché loro madre è “nel vento e continua a cantare”.
Tra queste tre voci del presente, un’altra ne affiora da un remotissimo passato, attraverso una lettera di don Cipriano, indirizzata alla giovanissima cugina Alda, per rassicurarla in merito alla sua sincera “vocazione” per la vita religiosa: “Ogni vocazione ha le sue lotte, i suoi nemici” e quella della giovanissima poetessa porta con sé una complessità di lettura e di interpretazione che le pagine del volume approfondiscono.
Ma altre mani accompagnano questi tre inediti, quelle di Roberto Fattore, Luca Bragaia e Vito Mancuso che, per Marco Campedelli, sono da considerarsi “contributi importanti su un terreno ancora arido di riflessioni critiche”.
Le tre poesie, accompagnate dalla riproduzione anastatica del dattiloscritto originale, sono presentate in ordine cronologico: Santi e Poeti, del 2 dicembre 1948 scritta da una Merini ancora diciassettenne; Imeneo, del 14 marzo 1954, di un anno dopo il suo matrimonio con Ettore Carniti e Mosè, poesia senza data a differenza delle altre, ma che risale a quegli anni. I tre titoli suggeriscono una dimensione religiosa degli inediti. Secondo Fattore, infatti, questi versi contengono “in germe anche la cifra dei successivi sviluppi della poesia religiosa di Alda Merini”, inoltre “lo stretto legame [...] tra poesia e santità, tra l’essere santi e l’essere poeti” va ricercato soprattutto, secondo Fattore nella: “radice stessa della preghiera, precaria verba, parole precarie e bisognose che nascono dal vuoto, dalla mancanza e dal desiderio”, una poesia, dunque, che si fa “orante” perché intrisa di fragilità e precarietà. Per Mancuso, che propone una critica più a sfondo teologico e filosofico, la poesia Santi e poeti è “un vero e proprio manifesto di Alda Merini” la cui poetica è “decisamente antimoderna, e quindi altrettanto decisamente classica”, perché, in una visione classica, la bellezza si dà “in unione armoniosa con il vero e con il buono”.
Bragaia offre invece una critica letteraria ricercata ed approfondita, che ben si adatta a diversi livelli di lettura: ogni poesia è corredata da una “traduzione in prosa” che aiuta il lettore a lasciar risuonare le parole per accoglierle in una comprensione accresciuta, ed è arricchita da commenti e descrizioni, dove, come un chirurgo, Bragaia entra e penetra nei testi attraverso una rigorosa analisi metrica e stilistica dei versi. Ne ricostruisce il contesto di vita e quello letterario in cui essi sono stati generati, ne svela i riferimenti culturali (Dante, Catullo, Orfeo…) e le corrispondenze con altri testi dell’autrice sia coevi che futuri.
Un libro di poesia in grado di raggiungere diversi tipi di lettori. I proventi delle vendite andranno al Campus Madrugada in Guinea Bissau.