Solitudine
Nel tempo della frammentazione dove la solitudine sembra essere il destino crudele dell'uomo senza scampo, ecco fiorire la possibilità di sceglierla come crogiolo d'amore
Tutto nell’uomo è ambivalente: temibile o promettente. Così la solitudine, spesso ricettacolo di valenze negative è pur tuttavia costitutiva dell’esistenza: si nasce e si muore da soli. C’è quindi una cattiva solitudine, verso cui la Scrittura è tranchante: «Non è bene che l’uomo sia solo». É sufficienza, isolamento voluto o subito, disamore, rifiuto. Ma Gesù si rende spesso solo: a lottare nel deserto, a pregare e cercare la volontà del Padre, fino a consegnarsi, abbandonato, sulla croce. Ecco la buona solitudine: quando si accetta l’onere della propria unicità e la serietà del proprio destino, quando si impara a stare presso di sé, quando ci si accetta, lieti, nel proprio limite. È in questa solitudine che si può assentire a Dio, alla sua presenza/assenza, per essere grati nell’orazione, liberi e generosi col prossimo, umili custodi, e ospiti, del creato.
Beata solitudo, crogiuolo d’amore. [A. S.]
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