Per Dante l’aldilà non è un luogo
Si sa che nella fantasia della gente comune, ma anche di non pochi dotti, l’aldilà si configura come un luogo. A partire dall’antichità, quando il regno dei morti in genere era l’Ade, gli inferi, mentre per i grandi erano riservati i Campi Elisi...
Si sa che nella fantasia della gente comune, ma anche di non pochi dotti, l’aldilà si configura come un luogo. A partire dall’antichità, quando il regno dei morti in genere era l’Ade, gli inferi, mentre per i grandi erano riservati i Campi Elisi. Una sorta dunque di Inferno e di Paradiso. Certo, poeticamente anche per Dante non poteva essere diversamente, per non fare poesia solo metafisica. La poesia ha bisogno di riferimenti visibili che, a loro volta, diventano specchio di situazioni dell’animo umano. Così ha fatto anche Dante. Ha scelto la forma di tre luoghi, appunto l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso, come riflesso dell’animo dei suoi personaggi. In effetti se, come già accennato, Dante descrive poeticamente l’animo dei suoi personaggi, al punto da poter essere definito il poeta dell’animo umano universale, è proprio perché scorge nell’animo umano la situazione di Inferno, Purgatorio e Paradiso. In che cosa consistono, infatti, l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso? Sostanzialmente segnalano lo stato dell’animo umano. L’Inferno, ad esempio, sarà ben descritto dallo stesso Manzoni, quando farà dire all’Innominato davanti al cardinale Federico Borromeo: “Ho l’Inferno nel cuore!”. Non diversamente è per Dante. Inferno è il cuore umano quando rifiuta Dio, quando è egoista e superbo fin nelle radici del suo essere. Allora, è un tormento a se stesso. È un Inferno a se stesso. L’uomo è Purgatorio a se stesso quando non è del tutto bonificato dalle radici dei vizi capitali. È Paradiso quando è inondato dall’amore di Dio, riversato sul prossimo. Oltre la morte, almeno per lo stato di Inferno e di Paradiso, la situazione si fossilizza o si cristallizza. Non è dunque corretto dire: vado all’Inferno o in Paradiso, cosa che sarebbe esterna al soggetto. Si dice piuttosto: sono Inferno; sono Paradiso! Il Giubileo ha come obiettivo quello di renderci Paradiso. Magari a partire da situazioni morali caratteristiche dell’essere Purgatorio o dell’essere Inferno.
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