L'anno santo con Dante
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Il vero Giubileo secondo il sommo poeta

Vedremo nel prossimo intervento come Dante ha vissuto il suo Giubileo. Ora fissiamo l’attenzione su quella che potremmo definire l’essenza stessa del Giubileo nel pensiero del sommo poeta...

Parole chiave: Mons. Giuseppe Zenti (336), Vescovo emerito di Verona (39), Anno Santo (6), Dante (31), Giubileo (15)
Il vero Giubileo secondo il sommo poeta

Vedremo nel prossimo intervento come Dante ha vissuto il suo Giubileo. Ora fissiamo l’attenzione su quella che potremmo definire l’essenza stessa del Giubileo nel pensiero del sommo poeta. Egli ci offre tre indicazioni di grande e decisiva portata agli effetti di un Giubileo che non si risolve in una pratica, magari un po’ affrettata. Ci presenta cioè i tre fondamentali del Giubileo, in altre parole i tre aspetti del Giubileo come evento di salvezza, senza i quali esso si traduce in una larva sotto il profilo religioso spirituale. Sostanzialmente, un gesto che non lascia traccia nell’animo.

Ecco i tre fondamentali. Il primo: Dante compie l’esperienza dell’Inferno per mostrare a tutti quanto deforma e disumanizza l’uomo il sistema del peccato, con il suo intreccio di ateismo, di superbia, di avarizia, di lussuria, di cattiveria, di egoismo, di individualismo, di insensibilità, di cattivo uso dell’intelligenza e della libertà. Un Giubileo vissuto nella sua autenticità richiede, dunque, di prendere coscienza appunto di quanto il sistema del peccato deforma e disumanizza l’uomo, già nella sua fase di vita terrena. Di conseguenza, sollecita a prendere le distanze da tale sistema che caratterizza la mondanità. Con la cantica del Purgatorio Dante ci fa capire che l’animo umano porta dentro di sé le radici dei vizi capitali, che debbono essere estirpate per poter dire di appartenere esclusivamente a Dio, poiché solo se nell’uomo non esistono nemmeno le tracce del peccato può dire di essere paradiso. Di conseguenza, un Giubileo per essere autentico deve mettere l’uomo nelle condizioni di bonificare la propria interiorità dalle stesse radici del peccato, cioè dalle malvage inclinazioni a peccare. Lo fa attraverso atti di carità e di rinuncia ascetica, con la vita sacramentale e con la preghiera. Il terzo fondamentale: l’esperienza della comunione ecclesiale e della comunione dei Santi, nel contesto dell’esperienza mistica con Dio uno e trino. Dante vi dedica l’intera terza cantica, quella del Paradiso. Alla conclusione di un tale cammino giubilare l’uomo si ritrova rinnovato nel profondo del cuore. Questo di fatto è il fine vero dell’anno giubilare.

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