Il Fatto di Bruno Fasani
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Sovranismo politico e sovranismo biologico: due pericoli reali

La notizia è stata data con enfasi e con palese compiacimento. La Regione ha autorizzato, per la seconda volta e quarto caso in Italia dal 2019, il suicidio assistito di una signora...

Parole chiave: Il Fatto (439), Bruno Fasani (348), Suicidio Assistito (3)

La notizia è stata data con enfasi e con palese compiacimento. La Regione ha autorizzato, per la seconda volta e quarto caso in Italia dal 2019, il suicidio assistito di una signora. L’hanno chiamata Gloria, ma il nome è fittizio per rispetto della privacy. Ci hanno detto che è malata di cancro in fase terminale. Non ci hanno detto né luogo, né quando, né come. Sappiamo solo che la vicenda si concluderà in una struttura pubblica, con l’assistenza di medici e con i dovuti “macchinari”, per consentire alla paziente di aprire la cannula da cui uscirà il veleno, chiamato a fare il suo mestiere. Ma quello che interessava far sapere non erano tanto le modalità operative. L’importante era far sapere che non occorreva più andare in Svizzera, accompagnati da mister Tanato. Adesso anche l’istituzione era diventata favorevole. E se non proprio e non ancora lo Stato, il viatico regionale era quanto di meglio si potesse pretendere. Almeno per cominciare. Me ne guarderò bene dal dare giudizi sulla persona che ha chiesto di morire. Ogni caso è a sé e il buon gusto chiede di astenersi da valutazioni che riguardano le singole coscienze. Mi viene invece qualche considerazione più in generale.

Si parla molto in questi tempi di sovranismo, ossia di quella politica che rivendica la sovranità nazionale dei singoli Stati, contrapponendosi alle ideologie globaliste e alle indicazioni degli organismi sovranazionali, nel nostro caso con riferimento alle norme date dall’Unione Europea. Una cultura dell’individualismo politico ed economico, che la sinistra ha fortemente stigmatizzato, fino a crearne una sorta di tabù. Dire sovranismo non è ancora sinonimo di fascismo ma, nelle intenzioni degli accusatori, non ci siamo molto distanti. Ma, a fronte di queste posizioni, giustamente inaccettabili, non si sente una sola voce levarsi a denunciare il dilagante sovranismo biologico, che è l’arte di fare dell’esistenza quello che pare e piace. Un sovranismo senza confini, dove l’io, solitario e individualista, cammina trionfante nei pascoli della vita e della morte. Suicidio assistito, eutanasia, aborto libero, liberalizzazione delle droghe, il signor Vladimir Luxuria proclamato donna dell’anno, famiglie che neppure più l’arcobaleno riesce a catalogare, utero in affitto, maternità surrogata, maschi che fanno le mamme e femmine che fanno i maschi… Il tutto passato nei bicchieri dell’opinione pubblica, pronta a berli come acqua fresca, attraverso la strategia della compassione, del pathos, del poverino, dell’amore che non ha colore, del dolore… Un sovranismo di cui sembra essersi impadronito da tempo sia il radicalismo politico, così come certa sinistra, più movimentista che partitica. Non a caso, la signora Schlein, almeno dai primi passi, sembra privilegiare le piazze alle organiche proposte di partito, ovvero l’emotività alla pianificazione.

Indubbiamente questo secondo tipo di sovranismo, prima ancora che un riconoscimento della libertà soggettiva, è qui a proclamare la morte della morale, della religione e dei principi di natura. Sarebbe interessante chiedere ai suoi sostenitori su quali basi etiche si può ipotizzare di mettere insieme un popolo. Perché è chiaro che, senza principi condivisi, un popolo non può stare in piedi. La curva su cui andare a sbattere è solo un po’ più avanti. Tempo al tempo. A meno che, anche questo, non sia una forma di sovranismo strategico sul popolo per averlo in pugno.

Se è vero che da Socrate in poi, fino a Hegel e Spinoza, i principi etici sono sempre stati considerati fondamentali per la convivenza civile e per la cultura, resta solo da chiederci dove andremo a finire.

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