Per capire la bellezza ci vuole intelligenza
La notizia è quella che è e non ci sarebbe neppure bisogno di commentarla, se non fosse che la mancanza di logica, qualche volta ci obbliga a cercarne il bandolo, giusto per non sentirci dei disadattati mentali. A Firenze, a Palazzo Strozzi, in questi giorni è aperta una mostra dal titolo “Bellezza divina”. Roba che a entrarci dentro ti prende la sindrome di Stendhal...
La notizia è quella che è e non ci sarebbe neppure bisogno di commentarla, se non fosse che la mancanza di logica, qualche volta ci obbliga a cercarne il bandolo, giusto per non sentirci dei disadattati mentali. A Firenze, a Palazzo Strozzi, in questi giorni è aperta una mostra dal titolo “Bellezza divina”. Roba che a entrarci dentro ti prende la sindrome di Stendhal. Vi sono esposte opere di Chagall, Fontana, Van Gogh, Picasso, Matisse, Munch, Segantini... Tra le altre, anche la Crocifissione bianca di Chagall, opera prediletta di Papa Francesco, il quale vi ha sostato davanti durante la sua recente visita nel capoluogo toscano.
Una mostra che, avendone la possibilità, bisognerebbe mettersi in coda per andarla a vedere. Tutti la dovrebbero pensare così.
Ma purtroppo così non è. Alcune insegnanti della scuola elementare Matteotti di Firenze, insieme con i rappresentanti di classe, hanno deciso di vietare la visita ai loro alunni «per venire incontro alla sensibilità delle famiglie non cattoliche». Sic! Come risulta dal verbale di uno dei genitori presente alle riunioni.
L’unica cosa da non fare, davanti a simile decisione, è quella di non prendersi in giro e non giocare con le parole. Qui pedagogia, arte e didattica non c’entrano nulla. Siamo semplicemente davanti al più becero vecchiume ideologico, comunista e anticlericale. Quello che a parole si professa laicamente aperto, progressista e pluralista ma che, nei fatti, è un bla bla, trito e ritrito, che ha la muffa dei merletti di nonna Speranza, quella del Gozzano, senza averne la bellezza della trama. Muffa e basta, che puzza di chiuso, come la mente dei suoi propositori.
Il cittadino, dotato di media capacità razionale, prima ancora di dubitare delle capacità didattiche di questi insegnanti si interroga sulle loro capacità intellettuali. Perché mai l’arte, nelle sue espressioni eccelse, sarebbe di disturbo a chi non ha la fede, o ha una fede diversa da quella cattolica? Forse che la Cappella Sistina disturba gli ebrei piuttosto che i musulmani, o i buddisti piuttosto che i confuciani? E forse che Chagall, notoriamente ebreo, doveva chiudere gli occhi mentre dipingeva la Crocifissione, giusto per non essere disturbato nella propria identità religiosa? O forse che l’ateo Picasso si inginocchiava prima di eseguire soggetti sacri, condizionato dal tema della tela?
Purtroppo simili scelte lasciano l’amaro in bocca, non solo perché si privano le nuove generazioni di uno degli strumenti di più alto valore educativo, quale l’arte, ma soprattutto perché perpetuano la cultura dell’intolleranza e dell’integralismo. In questi giorni in cui siamo a piangere le vittime di Parigi, ci chiediamo tutti smarriti a quali follie porti il fondamentalismo ideologico.
Impedire la visita ad una mostra che parla della Bellezza nel Sacro non è solo perdere una occasione, ma prima ancora favorire la cultura dei muri. Che oggi si innalzano contro i cattolici, i quali non sparano e non rispondono con la vendetta, ma che in altre circostanze potrebbe trasformarsi in rifiuto della diversità. Quella di un velo sopra il capo di una donna musulmana, quella di un minareto dentro la città, o anche più semplicemente quella di un colore diverso della pelle. È questa la lungimiranza degli illuminati insegnanti del Matteotti?
E davvero il Ministro della Pubblica Istruzione non ha nulla da dire sulla faccenda? Una buona scuola ha bisogno di buoni educatori. E una sua riforma non può esaurirsi soltanto in garanzie occupazionali, se prima non entra in gioco il bene educativo delle nuove generazioni.