Il Fatto di Bruno Fasani
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Coppie gay in Irlanda il sì da un referendum

Con il 62% di voti a favore, l’Irlanda, la cattolicissima Irlanda, ha detto sì ai matrimoni tra persone dello stesso sesso. Ora sarà modificata la Costituzione e subito dopo sarà possibile regolarizzare le prime coppie. Non è mancata l’enfasi a sottolineare questo risultato, definito un «messaggio pionieristico» e «una luce di civiltà per il resto del mondo».

Parole chiave: Il Fatto di mons. Bruno Fasani (46)

Con il 62% di voti a favore, l’Irlanda, la cattolicissima Irlanda, ha detto sì ai matrimoni tra persone dello stesso sesso. Ora sarà modificata la Costituzione e subito dopo sarà possibile regolarizzare le prime coppie. Non è mancata l’enfasi a sottolineare questo risultato, definito un «messaggio pionieristico» e «una luce di civiltà per il resto del mondo».
Credo siano almeno tre i motivi che hanno portato l’Irlanda, dove fino al 1993 l’omosessualità era reato, ad andare in questa direzione. Prima di tutto va considerata la secolarizzazione galoppante che ha impregnato la cultura occidentale. Dove per secolarizzazione non si intende principalmente l’abbandono della pratica religiosa o della fede. Piuttosto con questo termine si tende a sottolineare la privatizzazione del credo religioso, la sua irrilevanza sociale e politica. Ciò che tu credi è affare privato, è questione tua, e non può assolutamente influire o condizionare le scelte politiche o morali che riguardano l’esercizio dei diritti individuali. Insomma, una fede confinata nella sacrestia delle coscienze, dove ognuno si regola come crede, senza consentirle di interferire sul vissuto pubblico della gente. Ma a portare l’Irlanda a questa scelta così clamorosa hanno giocato moltissimo le vicende legate alla pedofilia, che avevano trovato nelle gerarchie della Chiesa locale ampia copertura. L’esclusione del cardinale primate irlandese dall’ultimo conclave, senza contare i provvedimenti severissimi presi da Benedetto XVI nei confronti di preti e vescovi locali, sono a testimoniare una ferita che ha causato un grandissimo scollamento e una perdita di fiducia da parte della popolazione nei confronti della Chiesa. Infine, ed ecco la terza causa, non va dimenticato che l’aver considerato l’omosessualità un reato, nell’opinione pubblica è sempre stato associato ai condizionamenti morali dei cattolici e al loro presunto o reale oscurantismo culturale.
La scelta dei cittadini irlandesi non mancherà di produrre un effetto domino in altri Paesi, tra i quali il nostro. Tant’è vero che il ministro Boschi ha già annunciato che, passate le elezioni regionali, giusto per non perdere voti facendo passi falsi prima, sarà messa mano alla legge sulle unioni civili anche da noi. Personalmente ritengo sia utile far chiarezza almeno su due punti cardine. Il primo porta a ribadire il concetto di famiglia naturale, ossia quella formata da un uomo e una donna. Affermarlo non è esclusiva dei cristiani, né valore solo culturale o locale, ma universale e di ogni tempo. Aver le idee ferme su questo punto significa mettere i paletti fermi ad una antropologia che non può essere sacrificata sull’altare delle mode. Così come è urgente ribadire che un figlio ha bisogno di un padre e di una madre, smentendo quella letteratura faziosa e poco scientifica che vorrebbe i figli delle coppie gay come il meglio del meglio. Ma una seconda attenzione obbliga i cattolici a fare un serio esame di coscienza sul modo in cui, fin qui, hanno considerato le persone omosessuali. Continuare a definire l’essere omosessuale, come fa spesso anche una veneranda fanciulla veronese investita del ruolo di salvatrice della Chiesa, un fatto contro natura è far sentire la persona omosessuale come una realtà sbagliata, indegna di essere in questo mondo. Caso mai saranno i comportamenti ad essere sbagliati, ma questo vale sia per chi è omo come per chi è etero. Le persone non sono mai incidenti di percorso, comunque esse siano. Solo evitando i moralismi, che di evangelico non hanno nulla, ci aiuterà a trovare percorsi di riconciliazione e di reciproco rispetto.

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