Amare gli animali parte dalla Bibbia evitando letture falsate
La morte di Andrea Papi, il giovane di Caldes, in Trentino, ucciso dall’orsa Jj4, ha messo a confronto due diversi modi di approccio al mondo animale...
La morte di Andrea Papi, il giovane di Caldes, in Trentino, ucciso dall’orsa Jj4, ha messo a confronto due diversi modi di approccio al mondo animale, che meriterebbero di venirsi incontro, per approdare a letture più serene e meno fondamentaliste. Da una parte certo animalismo esasperato, fanatico. Una sorta di esaltazione divinizzante, dove l’animale ha finito per occupare posti di preminenza, diventando più importante dell’uomo. Del resto, non è una novità che esistono più animali domestici che bambini (si calcola che in Italia ce ne siano oltre 65 milioni), con un giro di affari che supera i due miliardi di euro. Un segno di civiltà, potremmo dire per certi versi, se non fosse per gli eccessi che raccontano la patologia di certo sentire. Vedere come vengono “vestiti” alcuni cani è cosa che meriterebbe l’istituzione di qualche tribunale a loro tutela, per non parlare di passeggini e carrozzine con cui amici a quattro zampe vengono portati in giro per le città o dentro ristoranti che, più che l’amore per gli animali, raccontano patologie affettive di chi li accudisce.
Ma se è vero che esiste certo animalismo fanatico e ridicolo nello stesso tempo, è anche vero che c’è comunque, anche da parte dei cristiani, la necessità di ripensare al rapporto con gli animali. Scriveva, tempo fa, Pietro Citati: “Credo che dai versetti della Genesi siano nati molti mali della civiltà ebraico-cristiana, la persuasione che la terra sia nostra… Ne è discesa una totale desacralizzazione dell’universo, una condanna nascosta della natura, con tutti i delitti contro di essa che l’uomo ha compiuto e continua a compiere”. Parole severe che trovano eco nella coscienza vigile di papa Francesco che, nella Laudato si’, sembra volere restituire alla Chiesa e al mondo quello sguardo contemplativo e rispettoso che il Santo di Assisi ci ha consegnato con la sua vita, riassunta nel Cantico delle creature.
Per il resto, da secoli, siamo andati avanti cavalcando orgogliosamente la convinzione che l’uomo fosse il padrone del mondo. Scriveva Cartesio che solo l’uomo è un soggetto, perché dotato di ragione, mentre l’animale non sarebbe nient’altro che una cosa, una macchina. In definitiva, è l’uomo il re dell’universo, cui l’animale non è che fornitore di cibo e servizi per i suoi bisogni. Convinzioni così radicate che hanno consentito alla razza umana di compiere le più grandi crudeltà, nella più assoluta indifferenza morale. Io non ho mai ricevuto la confessione di qualcuno che si fosse ritenuto violento nei confronti degli animali, pur sapendo quanto spesso questo si sia verificato nella storia. E non serviva Darwin a ricordarci che anche gli animali nutrono dei sentimenti. Basta vedere la fedeltà, la tenerezza, le gelosie, la gratitudine dei nostri amici a quattro zampe, oppure il loro sguardo nella sofferenza, per capire quale profondità e quale mistero si nasconda dietro il loro linguaggio senza parole.
In verità la Bibbia ci dice che Dio chiede all’uomo di governare il mondo, senza mai dimenticare d’essere una creatura, cioè creato come tutte le altre creature. Quanto basta per non farne degli idoli nel nome di Dio. Siano essi uomini o animali.
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