49 disperati su una nave dicono la crisi dell’Europa
Mi auguro che quando queste mie riflessioni saranno pubbliche, i 49 fratelli africani, segregati su due navi nelle acque davanti a Malta, abbiano trovato qualche Paese disposto ad accoglierli e a dare finalmente risposta alle loro speranze. Su questa vicenda abbiamo letto e sentito troppe cose indecenti.
Mi auguro che quando queste mie riflessioni saranno pubbliche, i 49 fratelli africani, segregati su due navi nelle acque davanti a Malta, abbiano trovato qualche Paese disposto ad accoglierli e a dare finalmente risposta alle loro speranze. Su questa vicenda abbiamo letto e sentito troppe cose indecenti. Prima di tutto le strumentalizzazioni politiche. Quelle dei partiti che speculano sugli slogan dei luoghi comuni e della presunta sicurezza minacciata dagli stranieri, ma anche quelle dei buonisti, che fanno dei proclami pro immigrati una bandiera di opposizione al governo. È allarmante che alcuni sindaci abbiano proclamato la loro disobbedienza alla legge proclamata dal governo.
Che la legge sulla cosiddetta sicurezza sia contestabile è evidenza che non ha bisogno di commenti. Ma non si dà che un sindaco si permetta di disobbedire, violando la legge, sia pure in nome del rispetto dei diritti umani. Che ne sarebbe se d’ora in avanti il primo cittadino di un qualsiasi comune si rifiutasse di applicare le leggi sull’abusivismo edilizio in nome del diritto sacrosanto della gente ad avere una casa? Ci troveremmo automaticamente nell’anticamera dell’anarchia.
Diverso invece il ricorso alla Consulta perché si pronunci sulla costituzionalità della legge stessa. Una strada che sta per essere percorsa da alcune Regioni governate da forze dell’opposizione parlamentare. Dispiace che a questo ricorso non si siano accodate anche le Regioni governate da forze filogovernative. Sarebbe stato un fare chiarezza in nome della civiltà, acquisita come un collante capace di unire la coscienza di tutti. Purtroppo non sarà così e ancora una volta la vicenda, anziché diventare una opportunità, finirà per ridursi ad una banale rissa da pollaio.
E dire che l’occasione era ghiotta anche per dare una lezione all’Europa, tornando a darle respiro. Sai che meraviglia l’Italia che saliva in cattedra per proporre al resto dei nostri partner una lezione di civiltà! Perché è chiaro che 49 immigrati sono quantitativamente un piccolissimo problema. Bastava che i 28 Paesi membri se ne prendessero due a testa e la questione era risolta. Anzi sarebbero sopravanzati. È evidente che se anziché litigare per motivi di bottega l’Italia, con un sentire comune, avesse alzato coralmente la voce per denunciare l’indifferenza europea, ne sarebbe uscita con altissima credibilità politica e morale.
Perché, cari lettori, è fin troppo evidente che la vicenda di questi 49 disperati ha messo in luce quanto il re sia nudo. Dove il re non è l’Italia, ma questa Europa, ormai frantumata nei particolarismi di interessi elettorali giocati sui toni del populismo più becero. L’Europa, la più grande realtà socio-economica al mondo non sa accogliere 49 disperati.
E che futuro può avere un simile colosso dai piedi e dalla testa di argilla? Quale Brexit patologica ha infettato il Vecchio Continente, dividendo tra loro i suoi membri, ormai incapaci di pensare insieme, guardare insieme, decidere insieme e camminare insieme?
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