Una macina intorno al collo
Quando l’ho letto, sono andato in confusione totale: ho dovuto rileggere la notizia tre volte per rendermi conto di cosa fosse successo. Una volta resomi conto, mi sono vergognato...
Quando l’ho letto, sono andato in confusione totale: ho dovuto rileggere la notizia tre volte per rendermi conto di cosa fosse successo. Una volta resomi conto, mi sono vergognato. Ora capisco un po’ meglio cosa provavano coloro che dicevano: «Mi vergogno di appartenere al genere umano». E non mi riferisco alla campagna di difesa dei cagnolini contro la vivisezione, ma piuttosto alle laceranti testimonianze dei sopravvissuti alle tragedie belliche e postbelliche del secolo scorso. Chi è scampato ad un lager o a una infoibazione, sa cosa vuol dire desiderare di non essere mai nato. Ma veniamo al fatto, che ha dell’inverosimile: tre persone, due donne e un uomo, legate da una orrenda relazione hanno compiuto abusi sessuali sulle proprie figlie, che ora hanno meno di dieci anni, fin da quando erano piccolissime. Due bambine abusate dalle loro mamme, di Terni e di Reggio Emilia, per compiacere un uomo di Grosseto che è anche il padre di una delle vittime, e per pochi soldi. Le indagini fanno emergere anche un risvolto aberrante: il padre e la madre di una di queste bambine avrebbero concordato il concepimento di un figlio al solo scopo di poter poi abusarne, per farne un “giocattolo sessuale”.
Ora per un momento sospendiamo il giudizio perché ci è insopportabile e chiediamoci fino a che punto può arrivare il male a impossessarsi del cuore dell’uomo. Non mi si dica che siamo di fronte a persone malate: troppo semplice. Non mi si dica neppure che le condizioni socio-culturali o l’uso di sostanze possono far perdere i freni inibitori: non mi basta. Nemmeno ho voglia di sentir parlare di questioni filosofiche come il libero arbitrio, ecc. Non importa neanche sapere se i criminali fossero italiani o stranieri, etero o gay, cattolici o musulmani... Fatto sta che è accaduto a casa nostra e, se è successo, potrebbe capitare ancora chissà quante volte. Non vi riporto i commenti lasciati a margine della notizia sui social. Io dissi durante l’omelia domenicale tempo fa che il male si vince con un di più di bene e di amore; ma in casi come questo il nostro bene individuale non è sufficiente, ce ne vuole uno più grande.
Se un giorno mi trovassi di fronte a una di queste povere vittime, non so se avrei il coraggio di sostenere il loro sguardo. Mi auguro che la giustizia faccia la sua parte nei confronti dei genitori inqualificabili e che sia fatta giustizia soprattutto alle bambine, offrendo quella cura che finora è stata loro negata.
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