Editoriale
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Settant’anni in tre parole

Un grazie. Innanzitutto un grazie sincero a tutti coloro che hanno permesso a Verona Fedele di giungere a 70 anni: ai direttori, ai giornalisti, ai grafici, al personale amministrativo e non ultimo, ai lettori...

Parole chiave: 70 anniversario (1), Editoriale (407), Renzo Beghini (62), Verona Fedele (28)

Un grazie. Innanzitutto un grazie sincero a tutti coloro che hanno permesso a Verona Fedele di giungere a 70 anni: ai direttori, ai giornalisti, ai grafici, al personale amministrativo e non ultimo, ai lettori. Riconoscere con gratitudine il lavoro di chi ci ha preceduto, non è solo un atto di cortesia ma di serietà e onestà intellettuale. Grazie perché è ancora possibile narrare il Vangelo attraverso il racconto dei fatti concreti che vivono le comunità cristiane nelle situazioni reali in cui sono inserite.
Un compito. Il settimanale diocesano si pone come strumento di mediazione fra opinione pubblica e annuncio del Vangelo. La comunicazione ha il potere di creare ponti, di favorire l’incontro e l’inclusione, ma scrivere è rischioso. È un’esposizione incondizionata. La difficoltà maggiore sta nel raccontare in modo semplice e chiaro la rapida e profonda transizione che stiamo attraversando e che spinge la progressiva distanza tra forme della fede e forme del vivere sociale. Il pericolo è di agganciare la coscienza religiosa a una sorta di idiosincrasia o allergia autoreferenziale, che si giustifica a prescindere da ogni riferimento alla vita concreta della gente e ai legami sociali. Raccontare oggi la vita cristiana significa prendere atto dell’incancellabile differenza tra cultura e verità della fede. Il tutto nell’ostinata consapevolezza che il messaggio del Vangelo è ‘in armonia con le aspirazioni più segrete del cuore dell’uomo’ (GS21). Da qui il compito: pensare e dar da pensare. Altrimenti si rischia di ripetere convinzioni e difendere un fortino assediato.
Una sfida. La più grande è la capacità di ascolto. Soprattutto l’ascolto delle domande espresse e inespresse. Ascoltare è molto più che udire. Mentre l’udire si accontenta dell’informazione, l’ascolto ci chiede di uscire dalla condizione di spettatori, di utenti e consumatori. Ascoltare significa condividere, percorrere un cammino a fianco a fianco. La sfida è da una parte di servire con coraggio la verità, per aiutare l’opinione pubblica a guardare e a leggere la realtà da un punto di vista evangelico. Dall’altra è continuare ad essere un giornale della gente e tra la gente. Palestra di confronto e di dibattito reale fra esperienze di fede diverse, così da favorire un autentico dialogo, indispensabile per la crescita della comunità civile ed ecclesiale.
Ancora auguri caro Verona Fedele per altri 70 anni almeno (speriamo): per mezzo di, e nonostante, tutti noi.

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