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Questione di cultura

La pace non è solo assenza di conflitto. Un assioma che ormai è diffuso nella mentalità comune, ma che trova proprio nel 2024 un anniversario significativo...

Parole chiave: Luca Passarini (100), Pace (28)
Questione di cultura

La pace non è solo assenza di conflitto. Un assioma che ormai è diffuso nella mentalità comune, ma che trova proprio nel 2024 un anniversario significativo.

Sono passati infatti trentacinque anni dal Congresso internazionale sulla pace che si tenne a Yamoussoukro (Costa d’Avorio) e che per la prima volta esplicitò la questione. Quel 1989 del resto era un anno colmo di contraddizioni: da una parte le speranze per la fine di un mondo congelato tra due blocchi contrapposti e dall’altra l’ennesimo colpo di Stato in Africa, questa volta in Sudan per opera del colonnello Omar Hasan Ahmad al-Bashi, oltre che la repressione delle proteste studentesche a Pechino. In quel contesto l’Unesco si radunò attorno a un tema – “Pace nella mente degli uomini” – caro all’organizzazione internazionale fin dalla sua Costituzione, dato che già nel Preambolo ricorda che, se si vuole agire contro la guerra, occorre costruire le difese della pace nella mente degli uomini.

La grande novità, secondo gli analisti, fu che per la prima volta si adottò una visione della pace che teneva insieme anche rispetto per la vita, libertà, giustizia, solidarietà, tolleranza, diritti umani, uguaglianza tra uomo e donna. Nacque in questo mondo il concetto di “cultura della pace” che fu ripreso negli anni successivi e divenne il tema dell’anno 2000 per le Nazioni Unite.

Nel discorso di fine 2023, Sergio Mattarella ha individuato proprio nella “cultura della pace” la vera risposta ai tanti motivi di allarme di questa stagione storica. Il Presidente, infatti, ha ricordato che la guerra nasce da un’idea di diseguaglianza e genera odio, che dura “moltiplicato, per molto tempo, dopo la fine dei conflitti”; una cultura e una mentalità di pace nascono, invece, non da astratto ottimismo né da indifferenza, ma dalla certezza che le guerre sono “una eccezione da rimuovere”.
L’invito all’Italia per il 2024 è di educare insieme – famiglie, istituzioni e mezzi di informazione – al rispetto nel linguaggio, alla libertà di espressione, al confronto che superi “il culto della conflittualità”, alla verifica degli amministratori su ambiti come riconoscimento dei diritti (in particolare delle persone più vulnerabili e più fragili), lavoro equo e sicuro, contrasto alla crisi ambientale, cura dei migranti.

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