Il Sinodo ci porta verso il futuro
Tra pochi giorni, il 4 ottobre, il Santo Padre aprirà la prima sessione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi “Per una chiesa sinodale. Comunione, partecipazione, missione”...
Tra pochi giorni, il 4 ottobre, il Santo Padre aprirà la prima sessione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi “Per una chiesa sinodale. Comunione, partecipazione, missione”. «Allo scopo di disporre di un tempo di discernimento più disteso – ha affermato il Pontefice – ho stabilito che questa Assemblea sinodale si svolgerà in due sessioni. La prima dal 4 al 29 ottobre 2023 e la seconda nell’ottobre del 2024. Confido che questa decisione possa favorire la comprensione della sinodalità come dimensione costitutiva della Chiesa, e aiutare tutti a viverla in un cammino di fratelli e sorelle che testimoniano la gioia del Vangelo».
Stiamo dunque per entrare nella fase nevralgica del Sinodo. Provo a mettermi nei panni di un nostro lettore qualsiasi e dico tra me e me: anche nella mia parrocchia abbiamo fatto alcuni incontri, ci siamo ascoltati e poi abbiamo raccolto e consegnato quanto emerso. Se hanno fatto lo stesso lavoro anche le altre quasi 500mila parrocchie sparse in tutto il mondo insieme alle comunità religiose, i movimenti, i gruppi ecclesiali e quelli spontanei avranno raccolto un materiale veramente vasto. Ma alla fine questa montagna di “materiale” cosa partorirà? Speriamo non un topolino.
Porre la questione in questi termini significa già tradire, almeno in parte, lo spirito e le intenzioni del percorso sinodale. Il piccolo mattoncino realizzato da una comunità locale non va inteso come uno degli innumerevoli tasselli con i quali verrà edificata la nuova cattedrale, ma va valutato primariamente come un percorso di consapevolezza e riscoperta del metodo sinodale nella vita quotidiana delle nostre comunità parrocchiali, religiose e associative: siamo la Chiesa formata dal Popolo di Dio che non si guarda allo specchio per vedere se è ancora la più bella del reame, ma guarda oltre i propri confini – anzi proprio li salta a piè pari – e si interroga su dove il Signore la chiama ad essere annunciatrice e testimone del Vangelo in questo mondo che ha il bisogno e il diritto di ascoltarlo nella propria lingua e in maniera attrattiva. Alla fine potranno cambiare alcune strutture e funzioni della gerarchia, il rapporto tra i ministeri e tra il centro e la periferia, tra i cattolici e le altre confessioni, ma niente paura: la verità del Vangelo rimarrà la medesima di sempre.
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