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Il Papa riempie il vuoto dei “grandi” leader

Un viaggio coraggioso e dai grandi significati religiosi, ecumenici e in fondo anche politici quello compiuto lo scorso fine settimana da papa Francesco, profeta e pellegrino di pace in Egitto. A soli venti giorni dalla strage jihadista compiuta in due chiese copte la Domenica delle Palme...

Parole chiave: Egitto (2), Editoriale (407), Alberto Margoni (64), Papa (158)

Un viaggio coraggioso e dai grandi significati religiosi, ecumenici e in fondo anche politici quello compiuto lo scorso fine settimana da papa Francesco, profeta e pellegrino di pace in Egitto. A soli venti giorni dalla strage jihadista compiuta in due chiese copte la Domenica delle Palme, che ha provocato 47 vittime, il Pontefice con la sua presenza e le sue parole ha voluto manifestare la forza del dialogo. Ha toccato le corde giuste, quelle del cuore e della ragione, quelle della storia di una civiltà antica come quella egiziana, della fede e della fraternità, della cultura e dell’educazione, dei diritti e delle libertà, per lasciare il segno.
In un contesto internazionale dove è in atto la terza guerra mondiale a pezzi (basti pensare alle situazioni della Siria, dello Yemen e della Libia), dove prevalgono populismi demagogici e si innalzano muri anziché ponti, e nel quale gli organismi internazionali come le Nazioni Unite presentano una leadership che «si è annacquata un po’» (come ha detto con un evidente eufemismo lo stesso Francesco ai giornalisti nel volo di ritorno a Roma), il Santo Padre ha ribadito la sua volontà di creare un’alleanza tra tutte le fedi religiose per costruire la pace. E lo ha fatto nel suo intervento di alto magistero al Conference Center di Al-Azhar, la massima realtà sunnita del mondo musulmano, alla presenza del Grande Iman Al-Tayeb, ricordando che «la violenza è la negazione di ogni autentica religiosità» e che «solo la pace è santa e nessuna violenza può essere perpetrata in nome di Dio, perché profanerebbe il suo Nome». La religione «ha in sé la vocazione a promuovere la pace. […] Senza cedere a sincretismi concilianti – ha affermato Francesco – il nostro compito è quello di pregare gli uni per gli altri domandando a Dio il dono della pace, incontrarci, dialogare e promuovere la concordia in spirito di collaborazione e amicizia».
Non meno rilevanti sono stati i significati ecumenici della visita, primo fra tutti l’incontro fraterno con papa Tawadros II, il patriarca copto-ortodosso, «un grande uomo di Dio» col quale il Romano Pontefice ha detto di avere «un’amicizia speciale». E infine alla Messa con la comunità cattolica, nell’“Air Defense Stadium”, il Santo Padre ha affermato che «Dio gradisce solo la fede professata con la vita, perché l’unico estremismo ammesso per i credenti è quello della carità! Qualsiasi altro estremismo non viene da Dio e non piace a Lui!». Più chiaro di così!
Se qualcuno avesse avuto bisogno di ulteriori conferme sul fatto che il Papa argentino, come ha osservato un acuto commentatore esperto di Medio Oriente e di islam, sta riempiendo il vuoto creato dalla sostanziale impotenza dei leader ai quali sono affidati i destini del mondo, dopo il viaggio e gli incontri in Egitto ne ha trovate parecchie.

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