Carola: tutto bene quel che finisce bene?
E alla fine non solo la Kapitana attraccò ma dopo il suo arresto il gip non convalidò la misura e venne rimessa in libertà. Evviva Carola e abbasso Salvini? Evviva le ragioni umanitarie, la disobbedienza civile contro leggi ingiuste come il disumano decreto sicurezza bis del ministero dell’Interno sul traffico illegale di migranti? Non è tutto troppo semplice?
E alla fine non solo la Kapitana attraccò ma dopo il suo arresto il gip non convalidò la misura e venne rimessa in libertà. Evviva Carola e abbasso Salvini? Evviva le ragioni umanitarie, la disobbedienza civile contro leggi ingiuste come il disumano decreto sicurezza bis del ministero dell’Interno sul traffico illegale di migranti? Non è tutto troppo semplice?
Il 12 giugno la Sea-Watch3 salva 53 persone in zona Sar (Search and Rescue) libica. Un tratto di mare che la Libia si è auto-attribuita. Obbedendo ad un dovere etico e giuridico la nave chiede un porto sicuro come il diritto internazionale prevede. Risposta dall’Italia: portate i naufraghi a Tripoli. In un Paese in guerra con una guardia costiera finanziata con i soldi dell’Europa e dell’Italia, che cattura chi scappa e li riporta indietro. Figuriamoci.
La legge internazionale prevede che i naufraghi vengano condotti nel porto sicuro più vicino dal punto di soccorso. Lampedusa dunque. Alla nave è intimato di non fare ingresso nelle acque territoriali italiane perché, secondo la legge, il suo passaggio sarebbe considerato “non inoffensivo”.
Alla Sea-Watch3 non resta che aspettare. Passano i giorni e la Corte europea dei diritti dell’uomo – un film già visto da Ponzio Pilato in qua – sostiene che la giurisdizione italiana è corretta e obbliga lo Stato italiano a prestare soccorso alle persone a bordo.
Nel frattempo, tra il paradosso e il ridicolo, centinaia di persone dalla Libia arrivano a Lampedusa con barchini di fortuna scortati dalla guardia di finanza.
Dopo 14 giorni di ghirigori sul pezzo di mare al limitare delle acque territoriali italiane, con l’equipaggio e i naufraghi stremati, la Kapitana decide di entrare nel porto di Lampedusa. Evviva Carola e abbasso Salvini?
Alcune puntualizzazioni.
Primo. La partecipazione pubblica alla vicenda ha avuto toni da stadio anche tra cattolici. È troppo facile citare don Milani o frasi evangeliche tipo “ero straniero e non mi avete accolto” come se la soluzione del fenomeno migrazione fosse facile. Non è vero che tra etica e politica ci sia un passaggio immediato come tra teoria e prassi. E dall’altra il Vangelo non è immediatamente “politico” e riducibile a prassi. Certo, c’è un legame inscindibile tra valori, ethos e scelte politiche. Ma non c’è corrispondenza immediata.
Secondo, c’è conflitto fra legge morale e legge positiva. C’è sempre stato. Tra leggi del diritto e le leggi «non scritte, incrollabili, che non da oggi né da ieri ma da sempre sono in vita e nessuno sa quando vennero alla luce» (testo molto citato in questi giorni dall’Antigone di Sofocle). Ma l’etica deve con prudenza, discernimento, fatica e lungimiranza diventare politica. E la politica ha a che fare con risorse scarse! La decisione politica deve gestire una complessità di situazioni per nulla scontate. Si tratta di accertare l’identità e la storia di persone, organizzarne l’accoglienza, la formazione, il lavoro, un’abitazione dignitosa, accettare incomprensioni e critiche. Si chiama inclusione. È un martirio assicurato. Chiedetelo alla Caritas.
Terzo. Di fronte ad un fenomeno epocale come la migrazione, la Lega ha una risposta semplice e chiara: chiudiamo tutti i porti. Qui non entrano. Se ne devono stare a casa loro. Queste scelte saranno giudicate dalla Storia. Ma i cattolici hanno qualche altra proposta? Forza Italia o il Pd hanno una proposta alternativa? Dove sono finite le linee guida di Minniti per l’accoglienza che avevano fatto dell’esperienza della Caritas un modello di inclusione per tutto il Paese?
Evviva Carola abbasso Salvini? Forse, più che il tifo da stadio il tema meriterebbe di essere svolto con maggiore intelligenza e capacità di discernimento. Di fronte a questo fenomeno epocale bisogna avere il coraggio come cattolici di elaborare una proposta convincente in grado di spiegare le buone ragioni del nesso fra vita buona e vita comune. Una proposta capace di misurarsi nell’arena del dibattito pubblico e di sfidare il consenso del Paese.
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