Il Natale svela la tenerezza di Dio per l’uomo
Proprio l’umanità di oggi, imbarbarita e disumanizzata, ha bisogno del vero Natale del Figlio di Dio, nato dalla Vergine per opera dello Spirito Santo. E non certo di Babbo Natale, figlio oggi della cultura del consumismo. Ne ha estremo bisogno, quanto meno per umanizzarsi.
Proprio l’umanità di oggi, imbarbarita e disumanizzata, ha bisogno del vero Natale del Figlio di Dio, nato dalla Vergine per opera dello Spirito Santo. E non certo di Babbo Natale, figlio oggi della cultura del consumismo. Ne ha estremo bisogno, quanto meno per umanizzarsi.
Pensiamo, ad esempio, al bisogno che tutti abbiamo di tenerezza, di cui il Natale di nostro Signore Gesù Cristo è l’icona e la piena realizzazione. La tenerezza è una delle prerogative dell’amore di Dio che rifulge proprio nel Natale del suo Figlio. Specialmente l’evangelista Luca ci fa partecipi della tenerezza di Maria, di Giuseppe e dei pastori nei confronti di questo Bambino straordinario, appena venuto alla luce, avvolto in panni preparati con cura dalla sua Mamma e deposto in un presepe. Tutta la scena è intrisa di tenerezza che esprime una coralità armoniosa e carica di affetto.
Oggi la convivenza umana, dove la conflittualità pare essere legge della giungla sociale, ha necessità urgente di essere sostanziata e insaporita di tenerezza, con le sue manifestazioni caratteristiche. Tre soprattutto. A cominciare dal senso della misericordia, termine che nella lingua ebraica e anche in quella greca evocano le viscere materne. Di viscere materne da parte di tutti c’è bisogno in ogni settore, dalla famiglia, all’ambito della professionalità, ai rapporti sociali. Una seconda manifestazione: la benevolenza. Il termine corrispondente in greco richiama il senso del pensare bene di una persona e dunque del volere il suo bene. Tutti desideriamo essere stimati e godere della fiducia. Infine la carezza, che significa: “Mi sei caro. Tu sei un dono per me. Mi prendo cura di te!”. Diamo pure valore simbolico al termine carezza, al di fuori delle relazioni familiari. Vuol dire allora prendersi cura di chi vive nella miseria, di chi è solo, di chi è nella disperazione. E non solo a Natale.
Al valore della tenerezza siamo sospinti anche dal presepe, avvolto com’è di un’aura di tenerezza, assai di più dell’albero del Natale. Lo siamo anche dall’iconografia russa, quella di Vladimir ad esempio, nella sua Madonna della tenerezza. Che tenerezza in quello sfiorarsi delle guance!
Questo è il senso del mio augurio di buon Natale a tutti, specialmente a chi di tenerezza ha più bisogno, come i bambini, gli anziani, gli infermi, i disabili. Dai quali del resto riceviamo commoventi espressioni ed effusioni di tenerezza.
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