Commento al Vangelo domenicale
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Resistere alle tentazioni per sentire Dio vicino

Luca 4,1-3

In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”». Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

Il Vangelo della prima domenica di Quaresima, periodo dell’anno liturgico che ci invita ad un percorso di verifica costruttiva e di purificazione, ci aiuta a riflettere sulle tentazioni che riempiono la nostra vita e che portano via spazio all’incontro vero con Dio. Gesù, all’inizio della sua attività pubblica, condotto dallo Spirito Santo, è nel deserto, luogo spirituale in cui è possibile isolarsi dal frastuono del quotidiano, dalla frenesia degli impegni, dall’ansia del tempo, per dare spazio, nel silenzio profondo, alla parola del Signore, lasciandosi illuminare dentro e fare verità. Il deserto è anche luogo di solitudine che Gesù affronta. La prova caratterizza l’esperienza di Gesù. Nel deserto, nel momento di maggiore fatica, quando Egli sente fame, il diavolo, colui che sa confondere il pensiero dell’uomo, si presenta davanti a lui. La fame di Gesù evidentemente va letta come un momento di difficoltà interiore, lo spazio in cui il male si inserisce per metterlo alla prova. Sono la fame e la sete che, spesso, sentiamo anche noi, nelle giornate che scorrono velocemente, fatte di tante azioni e di pochi momenti di sosta per l’incontro con la Sorgente del nostro operare quotidiano. È importante ricordare che il deserto, per gli abitanti della Palestina, è un luogo ricco di significato: nel ricordo della traversata, il deserto è nello stesso tempo luogo del dono della Legge come pure delle rivolte: lo spazio di Dio e del diavolo. Gesù è pienamente coinvolto in questa lotta tra il bene e il male, ma dimostra di non utilizzare il suo essere il Figlio a proprio vantaggio.
Se, come per Gesù, il diavolo è in grado di tentare ciascuno di noi, facendoci credere che si può utilizzare la forza come soluzione a certe situazioni difficili, rifiutando la dimensione della speranza per entrare nella logica del potere, è perché Dio non può fare a meno della fede dell’uomo, capace di aggrapparsi all’amore come unica risorsa per superare la prova. Dio Padre permette che siamo messi alla prova tutti i giorni, in mille maniere, al lavoro, con gli amici, in famiglia, con le persone a noi vicine, perché possiamo, nella libertà che Egli ci riconosce, fare esperienza di fede, chiedendo aiuto alla forza del Suo amore, con la consapevolezza che un cuore che sa affidarsi, sarà pure in grado di vivere con serenità anche in mezzo alle prove più dure. Come è difficile molte volte rimanere fedeli all’amore di Dio! Quante occasioni per accettare compromessi, piccoli ritagli di vita discutibile, scelte non del tutto espressione di amore e accoglienza! La forza con cui Gesù ha saputo tenere testa al diavolo è il risultato di un incontro profondo con il Padre, dopo un periodo di riflessione e di spazio interiore di quaranta giorni. Gesù ci rivela la dimensione dell’obbedienza come fiducia in Dio e nella Sua Parola. Gesù avrà altre tentazioni: resistere alle tentazioni significa sentire la vicinanza di Dio. Ecco l’importanza del “deserto”, inteso come luogo privilegiato di preghiera contemplativa. L’incontro con Dio Padre è possibile quando sappiamo costruire il deserto dentro di noi, quando riusciamo a fare silenzio, quando sappiamo appartarci in preghiera per mettere il nostro cuore nel cuore tenero del Padre. È l’esperienza di molti santi, che può diventare anche nostra, se la ricerchiamo. Deserto può essere inteso non solo come dimensione fisica, legata ad uno spazio privato e isolato, ma può significare una dimensione interiore quotidiana, quando riusciamo a liberarci di tante cose superflue che ci circondano, di tutte quelle sovrastrutture (ruoli, etichette, incarichi…), che offuscano l’incontro semplice e spontaneo con Dio. La preghiera, la contemplazione del volto di Cristo, l’orazione del cuore ci accompagnino alla fiducia nell’amore. Questa è la strada che ci consente di essere gioiosi: “… la gioia non si vive allo stesso modo in tutte le tappe e circostanze della vita, a volte molto dure. Si adatta e si trasforma, e sempre rimane almeno come uno spiraglio di luce che nasce dalla certezza spirituale di essere infinitamente amato, al di là di tutto (Papa Francesco, Evangelii Gaudium, n. 6). A tutti voi auguro che questo cammino quaresimale sia un tempo propizio per sperimentare l’inesauribilità della misericordia di Dio, che non si ferma davanti alla nostra debolezza.

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