Commento al Vangelo domenicale
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Nel sonno di Giuseppe si manifesta il sogno di Dio

Matteo 1,18-24

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Parole chiave: IV Domenica di Avvento (5), Commento al Vangelo (69)
Nel sonno di Giuseppe si manifesta il sogno di Dio

Dopo essere stati accompagnati per due domeniche dalla figura di Giovanni Battista, ora che ci avviciniamo al Natale la liturgia ci invita a soffermare lo sguardo su Giuseppe, promesso sposo di Maria.
L’evangelista Matteo inizia il racconto della vicenda di Cristo con la descrizione delle generazioni che hanno portato all’origine di Gesù e successivamente presenta più da vicino la situazione che si apprestano ad affrontare Maria e Giuseppe.
Secondo l’usanza ebraica le nozze venivano stipulate con il fidanzamento, che rappresentava un autentico impegno matrimoniale, ma era frequente la prassi che tra tale momento e l’inizio della convivenza vera e propria passasse del tempo. È in questo lasso di tempo che accade ciò che risulta umanamente inaudito: Maria si ritrova incinta per opera dello Spirito Santo, ma Giuseppe ignora cosa possa essere accaduto. Egli è presentato come uno tzaddiq, un giusto, un credente che cerca di ricondurre a Dio ogni momento della sua vita, e, quando viene a conoscenza dello stato in cui si trova Maria, si prepara a scegliere l’opzione che fa meno rumore e avrà meno ripercussioni negative per la reputazione di lei: decide di sciogliere il vincolo nuziale in segreto.
Mentre matura questa decisione, Giuseppe riceve la visita di un angelo del Signore in sogno. Il lettore del vangelo di Matteo, che conosce l’Antico Testamento, sa che Dio più volte è ricorso al sogno per svelare la sua volontà (ad esempio si può ricordare la vicenda di Giuseppe, figlio di Giacobbe, narrata in Genesi al capitolo 37), forse anche in virtù del fatto che il momento del sonno è quello in cui l’uomo depone la sua pretesa di controllo su tutto quanto gli accade nella vita e si rende più aperto ad un orizzonte inedito e lontano dai suoi schemi. Da uomo giusto che “sognava” di condurre un’esistenza serena con la sua promessa sposa, ora Giuseppe si trova davanti alla possibilità di vivere un altro sogno, il sogno di Dio per la sua vita.
L’angelo si rivolge a Giuseppe per esporgli il piano del Signore invitandolo a non temere, ma prima pare ricordargli da dove viene, a quale stirpe appartiene; è come se dicesse: «Giuseppe, tu che sei figlio di David, non temere di prendere con te Maria come tua sposa».
Questo appello chiede una risposta obbediente da parte di Giuseppe, gli domanda la disponibilità ad inserirsi nella promessa di Dio che dona al popolo di Israele un salvatore di discendenza davidica. Nel nome che verrà dato al figlio in arrivo, infatti, è contenuto il nucleo della missione che egli ha: Gesù significa “Dio salva”. A questo punto l’annuncio del messaggero del Signore più che una rivelazione appare essere una vocazione, una chiamata: a Giuseppe è chiesto di accogliere un figlio che non è suo, di offrire a quest’ultimo e a Maria non solo una casa, ma anche un casato, quello di David, permettendo così il compimento della promessa di Isaia.
Al risveglio si dice che Giuseppe compie ciò che gli aveva ordinato l’angelo del Signore, senza muovere alcuna obiezione; egli esegue ciò che gli viene detto, lascia che la Parola diventi storia in lui e per mezzo di lui, e lo fa in silenzio. In tutto il Vangelo a Giuseppe non verrà attribuita nessuna parola: colui che è stato presentato come giusto ora si mostra come un credente obbediente alla volontà di Dio nel silenzio.
Diversamente da Giovanni Battista, la cui vocazione lo ha portato a distinguersi in virtù del suo essere voce che grida mentre annuncia l’imminenza della venuta del Messia, Giuseppe è figura di tutti coloro che sono chiamati a eseguire, a operare nel concreto avvolti nel silenzio.
Un silenzio che non è un mutismo chiuso e nemmeno un’astensione dalla verbalizzazione per motivi di opportunità, ma è un silenzio che custodisce il desiderio di entrare sempre più in profondità nel mistero di Dio.

Illustrazione: Luca Palazzi

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