Commento al Vangelo domenicale
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La correzione del prossimo

Matteo 18,15-20

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Parole chiave: XXII Domenica del Tempo Ordinario (7), Vangelo (415), Commento (92)
La correzione del prossimo

“Uccide più la lingua che la spada”. È il libro biblico del Siracide a contenere questa saggia convinzione, incastonata dentro un gran numero di indicazioni per frenare l’uso improprio della lingua. Tale convinzione potrebbe essere aggiornata nella seguente: “Uccide più internet che la spada”. I messaggi lanciati sui social network infatti possono diventare proiettili capaci di colpire a distanza le persone, infangandole e offuscando la loro reputazione per sempre, visto che nella rete digitale è impossibile cancellare tutto.
Per uccidere moralmente una persona basta talvolta una frase pepata o ambigua. Diffondendo sulla piazza del paese o in quella virtuale il presunto peccato altrui si corre il rischio di consegnare una persona a un fuoco di fila o, peggio, alla gogna mediatica. La chiacchiera, inclusa la sua versione virtuale, è spesso la benzina che, deflagrando, rovina tessuti di relazioni, di affetti e di collaborazioni, spesso anche all’interno delle parrocchie.
Papa Francesco ritorna con una certa frequenza sui danni che può causare la chiacchiera, vizio spesso presente nelle comunità cristiane. Afferma che tra i peccati contro l’unità della Chiesa non ci sono solo gli scismi, ma anche i “peccati parrocchiali”. Tra questi vi sono il parlare gratuito, l’accusare senza prove e lo spirito di vendetta. Tutto ciò crea in diversi casi laceranti divisioni tra fedeli, gruppi e associazioni. In tal modo le parrocchie, anziché essere luoghi di condivisione fraterna, diventano spazi tristemente segnati da fratture, tranelli e antipatie. In genere l’innesco che crea divisioni è la chiacchiera malsana.
Come chiudere la partita con le persone che, pur professando la stessa fede, creano divisioni e ferite? Nella Bibbia si trovano diversi suggerimenti a riguardo.
L’evangelista Matteo presenta nel capitolo diciottesimo, che è un insieme di indicazioni per la vita della comunità, un insegnamento di Gesù su una modalità  che può rivelarsi vincente: la correzione fraterna. Si tratta di un gesto molto delicato e difficile, in cui occorre tenere insieme lo stile evangelico, il rispetto per la persona e l’amore per la verità. Quando un fratello si perde su strade sdrucciolevoli è compito della comunità farsene carico, mantenendo uno stile simile al pastore divino che va in cerca delle pecore smarrite.
Gesù propone un procedimento di correzione articolato in tre tappe. La prima tappa deve essere caratterizzata dalla riservatezza e deve svolgersi nel dialogo personale, che in genere permette di stemperare le incomprensioni. La seconda tappa prevede di dare più consistenza al tentativo, coinvolgendo dei testimoni, anch’essi animati dal desiderio di riconciliazione. La terza tappa coinvolge l’intera assemblea ecclesiale. Essa ha il compito di affrontare la difficile situazione, senza però istituire un vero e proprio processo, cercando di individuare i mezzi più adatti per aiutare il fratello che ha creato divisioni.
Praticare la correzione fraterna, per spegnere chiacchiere, maldicenze e gesti che compromettono la vita della comunità, è un’arte che richiede discrezione, desiderio di fraternità e spiccata sensibilità pedagogica. Lo scopo ultimo non è quello di giudicare o di condannare, ma di aiutare a vivere fraternamente il Vangelo.
San Francesco di Sales, suggerisce, prima della correzione, di scrivere su un foglio e di ripetere più volte due frasi della Bibbia. La prima, dal libro di Ezechiele: “Il Signore non ha piacere per la morte del peccatore, ma piuttosto che desista dalla sua condotta e viva”. La seconda, dal Vangelo di Matteo: “Perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Ipocrita, togli prima la trave nel tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del fratello”.

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