Commento al Vangelo domenicale
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Il comandamento nuovo di Gesù

Giovanni 13,31-35

Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

Parole chiave: Vangelo della Domenica (295), V Domenica di Pasqua (5)
Il comandamento nuovo di Gesù

Nell’Ultima Cena emergono gesti e parole fondamentali di Gesù che, nell’imminenza della sua morte, ricollegano questo momento decisivo a tutta la sua esistenza ed esprimono il culmine della sua vita e della sua missione. Gesù, che era venuto per la riconciliazione dei peccatori con il Signore, per radunare il popolo di Dio nell’unità e che aveva significato questo attraverso parole, prodigi e segni, spezzando e mangiando il pane, bevendo il vino con i discepoli, ora porta a compimento ciò che era già stato anticipato nella sua missione.
Avvertendo chiaramente che davanti a Lui si profila una morte violenta, Gesù non solo compie dei gesti che si pongono in continuità con la sua vita e la sua missione, ma anche assume liberamente la prospettiva della morte, facendone il momento culminante di tutta la sua vita. Gesù sa leggere acutamente la realtà della propria vita, sa intravedere la possibilità della propria morte, non fugge dal pensiero di questa morte, ma liberamente l’accetta nella fedeltà a Dio e nel desiderio di servire gli uomini fino all’atto estremo della sua esistenza.
Il Vangelo di oggi ci conduce nel Cenacolo per farci ascoltare alcune delle parole che Gesù rivolge agli Apostoli nel discorso di addio. Egli, dopo aver lavato loro i piedi, dice: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri». Già nell’Antico Testamento Dio aveva comandato di amare il prossimo come sé stessi. Gesù, a chi gli chiedeva quale fosse il più grande comandamento della Legge, rispondeva che il primo è amare Dio con tutto il cuore e il secondo è amare il prossimo come sé stessi. L’antico comandamento dell’amore è diventato nuovo perché è stato completato con l’aggiunta: «amatevi come io vi ho amato». La novità sta tutta nell’amore di Gesù, senza condizioni e senza limiti, che trova la sua espressione più alta e profonda sulla croce.
L’amore costituisce quasi la stella polare dei famosi discorsi di addio di Gesù annotati da Giovanni e ripresi oggi nel brano evangelico. Gesù si rivolge ai suoi discepoli chiamandoli teneramente «figlioli» e ad essi propone il suo comandamento nuovo. Esso è “nuovo” perché è la clausola fondamentale ed unica della nuova alleanza, inaugurata dalla Pasqua. È un amore reciproco (“gli uni gli altri”) per cui nessuno è superiore all’altro e tutti hanno bisogno dell’amore dell’altro. È un amore che non conosce confini o limiti: è amare con la stessa totalità infinita di donazione del Cristo. È un amore che diventa il segno concreto dell’appartenenza alla Chiesa ed è la testimonianza più viva che noi davvero crediamo a Lui.
Amandoci tra di noi non solo come amiamo noi stessi, ma come Lui ci ha amati, possiamo diffondere dappertutto il seme dell’amore che rinnova i rapporti tra le persone e apre orizzonti di speranza. L’amore di Gesù ci fa vedere l’altro come fratello, ci stimola al dialogo e ci aiuta ad ascoltarci e conoscerci reciprocamente. L’amore ci apre verso l’altro, diventando la base delle relazioni umane. L’amore di Gesù in noi crea ponti, insegna nuove vie, innesca il dinamismo della fraternità.
Il cuore del Vangelo di oggi è il dono del comandamento nuovo. L’amore di Gesù diventa il motivo del nostro amore fraterno. Fa di noi il nuovo popolo di Dio, cioè la Chiesa, nella quale tutti sono chiamati ad amare Cristo e in Lui ad amarsi a vicenda.

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