Commento al Vangelo domenicale
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Gesù è il comunicatore del progetto del Padre (il Regno di Dio)

Matteo 11, 25-30

In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Parole chiave: Campedelli Adelino (3), Domenica XIV (2), Vangelo (419)

NELLA LOGICA DELL’AMORE DEL PADRE, ANNUNCIATO DA CRISTO E ATTUATO DALLO SPIRITO

“…ti rendo lode, Padre, … perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli…”

Carissimi amici di Verona Fedele, quando l’estate scorsa mi fu proposto di scrivere le riflessioni sui vangeli domenicali per il prossimo triennio liturgico, sono stato per qualche settimana incerto se accettare o no: mi pareva un impegno superiore alle mie forze. Alla fine accettai interpretando quell’invito come una garanzia a tre anni di ita tranquilla: in fondo dovevo lavorare per il Signore. Invece la mattina del 31 dicembre un infarto micidiale e dopo l’operazione per collocare tre by-pass al cuore, una successiva potentissima infezione mi portarono in punto di morte. Quando, per grazia di Dio, mi sono ripreso, ho subito pensato che era un serio avviso di Dio perché mi rendessi conto che la vita non mi appartiene e che le cose che facevo le poteva fare qualunque altro. L’umiltà e la lode continua dovevano essere il clima di fondo di ogni tipo di annuncio del vangelo. Eccomi ora, se è volontà di Dio, a riprendere i miei commenti, che per sua grazia, i primi che ho scritto hanno suscitato qualche apprezzamento.

Riprendiamo con la Liturgia della parola di questa domenica quattordicesima del tempo ordinario, con il vangelo di S. Matteo che ci accompagnerà per il resto di questo anno liturgico. Le letture di questa domenica, e soprattutto il Vangelo, si presentano con forti tratti di bella e buona notizia come appunto dice il significato della parola greca usata nella Bibbia: eu-angelion. Sembrano tracciare quasi un contrasto con le letture delle ultime due domeniche; vi ritroviamo invece delle serie corrispondenze perché tutte segnano il realizzarsi della vita quando si prende radicalmente sul serio il vangelo. Mentre però nelle due scorse domeniche era fortemente sottolineata la gravità dell’agire umano quando si rifiuta Dio e il vangelo del suo Figlio Gesù Cristo, oggi è sottolineato soprattutto l’agire di Dio a favore di chi, povero e senza sostegni umani, si affida a lui. E tutto questo è manifestato con espressioni di giubilo perché in un clima di ostilità e di rifiuto, la presenza dei discepoli che credono in lui provoca in Gesù questa intima gioia che sfocia nella preghiera di ringraziamento al Padre. Questo perché quanto avviene è la realizzazione del progetto di salvezza universale preannunciato in tutta la Bibbia: non i sapienti e i colti pieni di presunzione e di supponenza sono capaci di aprirsi al dono di Dio, ma i piccoli (i poveri del Signore) sono capaci di aprire il cuore al manifestarsi di Dio. Non crediamo però che queste affermazioni siano quasi una lode dell’ignoranza teologica o del non uso dell’intelligenza nel campo della fede: la Chiesa lungo tutta la sua storia è piena di santi o di eminenti personaggi che sono stati sapienti e dotti, l’importante è che abbiano un cuore umile, che siano piccoli davanti a Dio proprio nella loro sapienza. Certo questa “piccolezza di cuore” che può essere patrimonio sia de semplici che dei dotti non sempre è facilmente comprensibile, in modo particolare nel nostro tempo che poco o tanto ha impresso nella propria cultura l’ideale del “self-made man”: l’uomo che si è fatto da solo (come si esprime nel linguaggio statunitense): in successo, carriera e soprattutto in ricchezza. È evidente che assumere questo ideale può portare inevitabilmente a chiudere il proprio orizzonte di vita al tempo presente, escludendo o non dando adeguata importanza alla vita oltre il tempo, alla vita eterna. Ora Gesù afferma che quanto avviene circa i piccoli è frutto della benevolenza divina: il piano di Dio si sta così realizzando e tale piano è proprio la rivelazione del mistero di Cristo che consiste nella totale comunione di vita tra lui e il Padre - nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio- per questo il Figlio diventa il perfetto comunicatore del progetto del Padre. E come in una progressiva rivelazione di se stesso, alla fine del Vangelo di oggi Gesù invita ad andare da lui” Venite ame voi tutti” e ad imparare da lui che è:” mite e umile di cuore” perché in lui si trova il ristoro della vita. Ora possiamo domandarci: chi sono questi stanchi ed oppressi? Possiamo pensare a coloro che sentono il peso di una sofferenza, di una malattia, di una preoccupazione, di difficoltà familiari o sociali, dello scoraggiamento di una vita non serena, di una vecchiaia triste. Chi può dirci parole di vero ristoro? Spesso le parole degli uomini sono chiacchere inconcludenti e non hanno certo il potere di operare concretamente nella nostra vita. Il ricorso a Cristo nel talvolta faticoso cammino della fede è l’unica strada che ci apre a prospettive di pace e di speranza vera.

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